Era il 28 maggio 1874 quando si è verificato uno degli attentati più gravi, che porta alla morte di 9 persone e al ferimento di 102 persone.
Brescia, sono passati 50 anni dalla strage di piazza Loggia
La strage di piazza Loggia a Brescia è avvenuta il 28 maggio 1974 e si è trattato di uno degli attentati più gravi del terrorismo nero dell’Italia repubblicana. I mandanti e i responsabili sono stati a lungo o del tutto impuniti, come è accaduto per altre stragi. Due settimane prima della strage di piazza Loggia gli italiani avevano bocciato il referendum abrogativo della legge sul divorzio, fortemente sostenuto dal gruppo neofascista Movimento sociale italiano, capeggiato da Giorgio Almirante.
Il 28 maggio 1974 i sindacati e il Comitato antifascista organizzarono una manifestazione a Brescia contro il terrorismo nero. I neofascisti di Ordine nuovo, gruppo nato dall’Msi, riuscirono a posizionare un ordigno in un cestino dei rifiuti, che esplose mentre passavano i manifestanti. Due ore dopo l’esplosione, qualcuno rimasto anonimo ordinò ai pompieri di ripulire il luogo dell’attentato con le autopompe, rendendo impossibili i rilievi utili alle indagini. Intanto, un’altra persona anonima fece sparire dall’ospedale i reperti prelevati dai corpi dei morti e dei feriti.
Strage di piazza Loggia: depistaggi e responsabili
Le prime condanne arrivarono nel 1979, ma la figura più importante del processo, il terrorista Ermanno Buzzi, fu ucciso in carcere da due detenuti di estrema destra, Pierluigi Concutelli e Mario Tuti. La sua morte portò all’assoluzione di tutti gli altri imputati nel 1981. Un altro filone di indagini apri le porte di Ordine nuovo agli inquirenti, grazie ad alcune testimonianze che indicarono la presenza di Cesare Ferri vicino a piazza Loggia nel giorno dell’attentato. La mancanza di prove portò nuovamente all’assoluzione di tutti gli imputati.
I processi e le indagini rimasero ferme fino al 2010, quando furono condotti in carcere Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte, Pino Rauti, Francesco Delfino e Giovanni Maifredi. Zorzi e Maggi erano due dirigenti di Ordine nuovo a Venezia, Rauti il fondatore dell’organizzazione e membro dell’Msi, Delfino un ex generale dei carabinieri responsabile delle indagini per la strage, Maifredi era collaboratore dell’allora ministro degli interni Taviani, e Tramonte era un militante dell’Msi e di Ordine Nuovo che faceva da informatore per i servizi segreti italiani. Rauti, Zorzi, Delfino e Maifredi sono stati assolti per insufficienza di prove nel 2012. Maggi e Tramonte sono stati condannati all’ergastolo nel 2015, il primo come mandante della strage e il secondo come esecutore.