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Giacomo Bozzoli è latitante ormai da giorni: dopo la sentenza della Cassazione, condannato all’ergastolo in via definitiva, per l’omicidio dello zio Mario, si sarebbero persi i contatti con il 39enne.
Le ultime indagini rivelano che l’uomo, insieme alla moglie e al figlio, si troverebbe in Spagna: una fuga pianificata per un viaggio di compleanno del bambino.
Bozzoli: fuga pianificata per il compleanno del figlio
Giacomo Bozzoli sarebbe andato via prima che venisse letta la sentenza: le ultime tracce risalgono al 30 giugno in Spagna.
Il movente ruota attorno a due motivi: il primo è che la partenza dell’uomo con la moglie e il figlio sia nata come una vacanza in attesa della sentenza definitiva della Cassazione, per trascorrere in serenità gli ultimi giorni in famiglia e per festeggiare il compleanno del bambino.
Tuttavia, giunta la notizia dell’ergastolo, il bresciano decide di non tornare in Italia.
Il secondo motivo, invece, riguarda la premeditazione della fuga, come riporta la ex compagna del latitante, una idea già pianificata e organizzata dal 2015.
Le ultime tracce di Giacomo Bozzoli
L’ultimo accesso a Whatsapp risale alle 3.36 del 24 giugno, mentre il giorno prima, il 23 giugno, alle 5.51 è stato registrato un passaggio della Maserati Levante, intestata a Giacomo Bozzoli dal portale di Manerba, in provincia di Brescia, due minuti più tardi da quello di Desenzano e uno successivo alle 6.03.
Dopo una serie di spostamenti le analisi si focalizzano sulla Spagna, luogo dal quale risalgono gli ultimi movimenti dell’uomo: c’è una registrazione con il suo nome e cognome in un albergo spagnolo, la sera del 30 giugno. Dal primo luglio, cioè dal giorno della sentenza in poi, di lui e la famiglia, il buio.
La condanna all’ergastolo di Bozzoli
Secondo i giudici dell’appello, nel 2022, Giacomo Bozzoli sarebbe l’unica persona:
“In cui è risultato coesistere, unitamente all‘odio ostinato e incontenibile nei confronti della vittima, anche l’interesse economico per ucciderla riconducibile agli interessi societari e familiari”.
Lo zio era colpevole, a suo avviso, di guadagnare dalla società di famiglia alle spalle degli altri componenti e di intralciare i suoi affari.
Dopo la condanna all’ergastolo in Cassazione, su di lui adesso si sono abbattuti tre provvedimenti: il decreto di latitanza e il mandato d’arresto europeo, esteso anche ai paesi extra Schengen.