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Botta e risposta con Silver Y

silver y aka laura caviglia 2

C’è un’intensità rarefatta, un senso di esplorazione interiore che guida ogni traccia di In the Depths, l’album di debutto di Silver Y, alias Laura Caviglia, in uscita il 25 aprile per Bytes, l'etichetta spin-off della prestigiosa Ransom Note. Un’opera che affonda nelle profondità dell’...

C’è un’intensità rarefatta, un senso di esplorazione interiore che guida ogni traccia di In the Depths, l’album di debutto di Silver Y, alias Laura Caviglia, in uscita il 25 aprile per Bytes, l’etichetta spin-off della prestigiosa Ransom Note. Un’opera che affonda nelle profondità dell’identità, del coma e della morte, ma che, paradossalmente, non si lascia avvolgere dall’oscurità: è piuttosto un viaggio spirituale, un percorso sonoro che si muove tra dissolvenza e rivelazione.

Autodidatta e multi-strumentista siciliana, Silver Y ha trovato nella musica elettronica e ambient il linguaggio perfetto per esprimersi, sperimentando con la sintesi sonora e il trattamento dei suoni in fase di mixaggio. Le sue influenze spaziano dalla delicatezza eterea di Grouper alla stratificazione sonora di Biosphere e Ana Roxanne, fino alle atmosfere trip-hop shoegaze di Beat dei Bowery Electric. Oggi, 12 marzo, è uscito sulle piattaforme digitali “Rest Home”, il primo singolo estratto dall’album, accompagnato da questa intervista che ci porta dentro la visione artistica di Silver Y.

Ciao Silver Y, e benvenuta su notizie.it

Quando hai deciso di diventare producer?

Credo non sia tanto qualcosa che si decida, quanto più qualcosa che semplicemente si fa. Non penso neanche, ad oggi, di potermi definire producer (etichette e definizioni mi spaventano un po’). Penso più che altro di poter dire di aver prodotto un album e che continuerò a studiare per produrre di meglio in futuro. È un processo in corso, in pratica.

Quando hai capito che questa era la tua strada?

La musica è praticamente alla base della mia auto-percezione e del rapporto con gli altri. Ma per nascere in quanto artista è necessario che si definisca un linguaggio proprio, linguaggio che non si decide ma piuttosto si scopre, e non è detto che si arrivi mai alla sua piena definizione. Dopo anni a suonare e comporre, ho trovato un mio linguaggio nel 2024, per cui ho deciso di pubblicare l’album In the Depths con i brani che stavo registrando. Non è un linguaggio definitivo, sicuramente evolverà.

Quali sono i tuoi artisti preferiti?

Nils Frahm, Tim Hecker, Fennesz, Apparat, Moderat, Ólafur Arnalds, Jon Hopkins, Floating Points. Penso siano gli autori della scena elettronica, elettroacustica ed ambient che ho ascoltato di più.

E i tuoi club e festival preferiti?

Sono stata di recente al Sónar di Barcellona e ho apprezzato particolarmente il Sónar+D, dove ho visto e provato sintetizzatori e sistemi modulari non ancora in commercio.

Come definiresti la musica che suoni e produci?

Come se un punk introverso provasse a fare musica classica con strumentazione elettronica.

 Il momento che ricordi con più piacere nella tua vita da producer?

Quando, dopo un live, qualcuno dal pubblico viene a dirmi “grazie”.

E quello più assurdo o imbarazzante?

Ho iniziato con questo progetto solo recentemente e non ho avuto l’occasione di vivere situazioni imbarazzanti, ma sicuramente c’è sempre tempo. Se può consolare, in passato mi è capitato di suonare di fronte a un pubblico costituito solo dal fonico e dal proprietario del locale.

Come trascorri il tempo libero?

Ho un dottorato di ricerca in Scienze della Terra e del Mare e sto tornando a fare ricerca in questo campo. Quindi il “tempo libero” dalla musica lo impiego con la biologia.

Come ti rapporti con i social network?

Credo siano un’ennesima invenzione che la società umana si è tirata fuori dal cappello per far sentire più “esistenzialmente al sicuro” i singoli individui. Prima avevamo, in particolare, la religione, il sogno americano, i programmi televisivi; ora abbiamo molti video di gattini e una costruzione virtuale del nostro sé che passiamo il tempo a lustrare per piacere agli altri.
Relativamente al rapporto tra social e musica, ho nostalgia di quel periodo in cui la validità di un progetto non era definita dal numero di follower, ma da quel quid in più che il progetto poteva apportare. Non sono esente da queste trappole. Queste piattaforme sono diventate fondamentali per pubblicizzarsi e quindi ho sempre usato molto Instagram per mostrare agli altri quello che faccio. Io stessa ho conosciuto molti artisti tramite queste piattaforme.

Ci racconti i tuoi prossimi progetti?

Attualmente sto componendo brani che fondono elementi di musica elettronica con il suono della chitarra elettrica in stile shoegaze.
Per il futuro ho due desideri principali, che richiederanno del tempo (e del denaro). Vorrei infatti passare al sistema eurorack e comporre musica più astratta. Dopodiché, mi piacerebbe produrre un album di solo pianoforte, e quando dico “produrre” intendo non solo comporre, ma anche pianificare il set per la registrazione di un pianoforte acustico, con i giusti microfoni e un trattamento apposito per la stanza. Fondamentalmente devo lavorare per organizzare un home studio: penso sarebbe il mio punto di arrivo.

Pre-ordina l’album su Bandcamp
instagram.com/silver.y_music