Marco Sissa è diventato uno dei dieci autori italiani più ascoltati on line in Europa, come certificato dai report di SIAE, Italia Music Lab e Italia Music Export: uno status che fa di Marco Sissa aka LA Vision uno dei pochi italiani connessi all’industria musicale con un vero e proprio profilo internazionale, destinato a crescere ulteriormente nel 2024.
Tra le sue innumerevoli collaborazioni, spiccano quelle con Rovazzi, Benji & Fede, Il Pagante, Roshelle, Chiara Grispo, Marnik, Mr.Rain, VINAI, KSHMR e Timmy Trumphet. Suo soprattutto è il progetto LA Vision, che ha debuttato nel 2020 con il brano “Hollywood” realizzato insieme a Gigi D’Agostino: 13 dischi di platino e 4 d’oro in giro per il mondo, 300 milioni di stream sulle piattaforme digitali, 125mila passaggi airplay con quasi tre milioni di impression e oltre 3 milioni di ricerche su Shazam.
Un autentica hit mondiale. Conosciamolo meglio con questa intervista.
Quando hai deciso di dedicarti alla musica?
Ho iniziato ad avvicinarmi alla musica sin da giovanissimo: all’età di circa 7 anni ho iniziato con il pianoforte e la chitarra, guardando mio padre e mia sorella maggiore suonare. Avevo capito di avere un buon orecchio e da autodidatta ho imparato a “capire” gli strumenti. Molti anni dopo un amico mi ha mostrato un programma per comporre musica con il computer ed in quel momento ho capito che avrei potuto finalmente dare libero sfogo alla mia immaginazione musicale.
Quando hai capito che ce la stavi facendo?
Più che di un singolo momento parlerei di una serie di intuizioni, guidate dal fatto che piano piano riuscivo a dare forma alla visione musicale che avevi in testa, una visione con le carte in regola per essere competitiva sul mercato. Si sono ovviamente verificati una serie di momenti chiave, come il successo di un brano; per me il successo non è mai stata una questione di numeri e di certificazioni, quanto piuttosto la prova che le cose belle possano davvero succedere, penso ad esempio ad “Andiamo a comandare” in Italia e all’estero ad “Hollywood”, realizzato insieme a Gigi d’Agostino.
Dopo un po’ di anni ed affinando le proprie capacità tecniche e la lettura del pubblico, si inizia a sentirsi veramente parte attiva del mercato musicale e questa è un’enorme soddisfazione.
I tuoi dj, cantanti e gruppi preferiti?
Tra i dj ed i producer ho da sempre apprezzato Calvin Harris per la scrittura, per la semplicità produttiva e per la sua visione generale nel saper sempre concepire un prodotto bello e moderno, pur rifacendosi a grandi movimenti musicali del passato. Tra i miei favoriti non possono mancare Chemical Brothers e Daft Punk; ammiro la carriera di Tiësto e nel cuore batte un basso in levare marchiato Gigi D’Agostino.
Complimenti anche agli italiani Marnik e Gabry Ponte. Tra i gruppi spiccano Queen e Coldplay: semplicemente unici.
I tuoi club e i tuoi festival preferiti?
Non frequento tantissimo i festival, vado sul sicuro e cito Burning Man e Tomorrowland. Tra i club il mio preferito è lo Space Plus di Bangkok. L’energia del suo pubblico e lo spirito che li lega al divertimento è qualcosa che si prova soltanto in Asia.
Come definiresti la musica che produci?
La definirei più che altro come una visione musicale.
A monte di studi di registrazione, computer, accordi, c’è un sogno sotto forma di canzone che vivo ad occhi aperti. Un passo alla volta cerco gli strumenti più adatti per dargli forma, slegato da regole e preconcetti, più sartoriale quando legata a terze parti, più un motore alimentato a malinconia musicale quando scrivo per me. Ogni ricordo è una melodia: gioco costantemente a chiudere gli occhi e a perdermi nelle reminiscenze di un passato che fu e che non tornerà più.
Anni 70/80/90/2000: tutti nascondono un messaggio e una musicalità.
Il momento che ricordi con più piacere nella tua vita da artista?
Quando ho finalmente visto un mio brano rompere le barriere della lingua, della cultura e del mio territorio per conquistare un posto nel cuore delle persone di tutto il mondo.
In quel momento mi sono sentito un tutt’uno con la mia musica, coi miei sogni, e con la mia visione. Quel brano era Hollywood e correva l’anno 2020.
Quello più assurdo o imbarazzante?
Durante la mia prima serata importante come dj ho sbagliato brano introduttivo ad inizio serata e dopo 20 secondi di musica il file si è interrotto per regalare due minuti buoni di silenzio in tutta la Baia Imperiale di Gabicce! Ricordo ancora che per vergogna guardai in basso e intercettai lo sguardo basito del mio manager di allora (Alberto Gobbi) che mi guardava a sua volta con un misto di incredulità e terrore! Che vergogna!!! Io l’avevo detto di essere un dj scarso!
Come trascorri il tempo libero?
Cerco di arricchire la mia cultura ed il mio spirito, mi dedico al prossimo, cammino molto, viaggio quando posso.
Medito. Studio altre lingue, e cerco di godermi il più possibile i momenti di silenzio dalla musica, mi rigenerano.
Come ti rapporti con i social network?
Li vivo come componenti di ogni generazione nata a cavallo dei grani cambiamenti: li uso regolarmente per comunicare quello che succede, ma non è una forma di linguaggio che nella mia vita di tutti i giorni abbia preso il posto di rapporti umani più veri e sinceri e che mi mancano e cerco continuamente.
La falsità e l’illusione che si celano dietro i social network non è nient’altro che lo specchio delle nostre paure e delle nostre insicurezze: tutto questo mi fa paura e compassione allo stesso tempo.
I tuoi prossimi progetti?
Sto seguendo la produzione musicale ed artistica di vari progetti di artisti esteri, sempre nel campo della dance/pop ma con una strizzata d’occhio alla canzone più comunemente intesa. C’è molto da fare, la dance di oggi la trovo pigra rispetto anche soltanto a 10 anni fa.
Lavoro con R3hab a tutto tondo, ho un singolo con Topic a giugno e sono al lavoro per un prossimo brano con Gigi d’Agostino. In divenire ma ancora da definire brani per Tiësto ed Alan Walker. Sono al lavoro anche per tre singoli per il mio progetto LA Vision e per molte canzoni in cerca d’autore con colleghi di Oslo e Los Angeles, con i quali mi trovo spesso nei writing camp in giro per il mondo.
Il 2024 sarà un bell’anno, me lo sento.