Quattro anni dopo aver pubblicato il loro disco di debutto, gli Indus lo scorso 21 giugno hanno pubblicato per ZZK Records “Negra”, il loro secondo album.
Un disco che esplora l’essenza della notte attraverso la danza, la seduzione e il mistero, rendendo omaggio alla cultura colombiana e al concetto di terra. Con queste dieci canzoni il produttore di Barranquilla Óscar Alford, insieme ad Andres Mercado e un gruppo selezionato di collaboratori, costruisce un ponte tra le sonorità e le storie del Pacifico e dei Caraibi, riunendo diversi territori come un fiume che li attraversa e li collega.
Il 30 giugno gli Indus si esibiranno al celeberrimo Fusion Fest di Berlino: in attesa di ascoltarli live, abbiamo intervistato Óscar, e questo è quello che ci ha raccontato.
Ciao Óscar, e benvenuto su notizie.it
Quando hai deciso di diventare un producer?
Circa 10 anni fa, avevo una band e volevo imparare a registrare.
Poi mi è piaciuto così tanto che ho deciso di dedicarmi solo a questo.
Quando hai capito che questa era la tua strada?
È stata una semplice sensazione… A un certo punto, mi sono sentito fortunato di poter fare questo per vivere.
Chi sono i tuoi artisti preferiti?
Quelli che sorridono.
E i tuoi club e festival preferiti?
Non conosco molto i club… Ma il mio festival preferito è il Petronio Álvarez in Colombia.
Come descriveresti la tua musica?
Indus esplora la musica afro-latina colombiana con elementi elettronici.
Qual è il momento più piacevole che ricordi nella tua carriera di produttore?
È difficile dirlo… ci sono stati molti momenti creativi in studio, ma suonare dal vivo è altrettanto piacevole.
Nuits Sonores a Lione è stato davvero fantastico.
E quello più assurdo o imbarazzante?
Cadere dalle scale a Berlino e poi perdere il treno… O almeno, questo è il più recente.
Come trascorri il tuo tempo libero?
Con i miei cani.
Come ti relazioni con i social network?
Mi piace pensarli come una comunità con interessi comuni, ma cerco di non passare troppo tempo sui social.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
Al momento, finire il tour in Europa e Canada, e poi prendermi una pausa per esplorare nuovi suoni e idee senza un obiettivo specifico.
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