Il compositore di musica elettronica go-Dratta, con una solida formazione classica, sin dagli inizi nella sua produzione ha unito uno spiccato gusto nel far incontrare i suoni contemporanei dell’elettronica con la musica tradizionale e folk del Mediterraneo. “Fan”, il suo ultimo album – uscito oggi per la label Stellare – prosegue proprio lungo questo asse di ricerca, e si presenta come un lavoro che sfida le convenzioni, con l’ambizione di ribaltare idealmente la mappa delle influenze sonore dell’artista palermitano, svelando ancor di più la sua fascinazione verso le scale tradizionali e le sonorità etniche.
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Quando hai deciso di diventare producer?
Fin da piccolo ho avuto la passione per gli strumenti musicali. A circa 5 anni ricevetti la mia prima Bontempi System Five. Ho studiato pianoforte in conservatorio e approfondito repertori, che vanno da Bach a Rachmaninoff, come da Bill Evans a Monk. Tuttavia, ad eccezione del sound che mi veniva sempre riconosciuto come interessante ed originale, non mi sono mai sentito un vero esecutore e, in ogni caso, non riuscivo ad esprimere tutto me stesso. Non appena ho conosciuto e successivamente cominciato a studiare i synth, il protocollo MIDI e le potenzialità che offrivano i sequencer di editing e registrazione, ho scoperto che quella era la strada che stavo cercando. Di conseguenza, sono diventato quello che oggi si può definire un producer.
Quali sono i tuoi artisti preferiti?
La lista potrebbe essere abbastanza lunga, dunque ti dirò quelli che hanno – soprattutto inizialmente – influenzato molte delle mie riflessioni: Aphex Twin, Bochum Welt, Miles Davis, il primo Four Tet e Gold Panda. E poi Siriusmo e Clap Clap.
E i tuoi club e festival preferiti?
Ho avuto la fortuna, grazie alla professione che svolgo, di conoscere moltissimi teatri e club più all’estero che in Italia. A Milano, ad esempio esiste Base, dove ho suonato più volte: non proprio un club ma una bellissima realtà. Durante la mia esperienza berlinese, ho potuto davvero apprezzare la cultura del club, dove l’ingrediente indispensabile e mai messo in discussione è il sound. Tra i miei festival italiani preferiti, sicuramente Jazz Re:Found, Open Sound Festival e il Club to Club: vi ho preso parte con un mio live set nella sua esperienza palermitana.
Come definiresti la musica che suoni e produci?
In un disco so soltanto riconoscere che riesco a muovermi in diversi ambienti e generi. Io (senza paragoni) mi sento uno Chopin o un Debussy: cerco di utilizzare un mezzo per esprimere me stesso e raccontare il mondo e le persone. La definizione sulla mia musica preferisco che la racconti l’ascoltatore, sperando sempre che non sia necessaria una conoscenza specifica per comprenderla: perché le mie composizioni cercano sempre la strada della comunicabilità.
Qual è il momento che ricordi con più piacere nella tua vita da producer?
Della mia vita da producer ad oggi non porto soltanto bellissimi ricordi, e sono davvero sincero nel dire che non riesco a sceglierne uno, perché essendocene tanti, non voglio esprimere preferenza per nessuno di essi. È inevitabile (ma credo si debba anche avere fortuna) che nascano bellissime esperienze professionali e umane. Dunque, da un lavoro puoi trovare la musica, il groove o fare contento un cliente. Ma può anche nascere semplicemente un’amicizia che magari ti resterà per sempre.
E quello più assurdo o imbarazzante?
Il più assurdo è stato recentemente a Tunisi: ero lì a svolgere attività di compositore di musiche originali e sound designer per un opera teatrale. Era il 7 ottobre del 2023, e dopo gli attentati di Hamas ai danni dei civili israeliani, e la guerra è piombata a Gaza: avevo colleghi e amici molto preoccupati per i loro fratelli e amici in Palestina. Ed ero molto preoccupato anche io perché ho subito realizzato che un altro orrore dell’umanità si stava per compiere.Migliaia e migliaia di giovani si sono riversati in piazza per protestare davanti le ambasciate, soprattutto quella francese.
Come trascorri il tempo libero?
Durante il mio tempo libero ascolto musica e continuo a fare il papà.
Come ti rapporti con i social network?
Mi servono, li capisco: il rapporto non è dei migliori, ma qualche follower in più non mi dispiacerebbe.
Ci racconti i tuoi prossimi progetti?
A breve uscirà il mio primo disco in collaborazione con il compositore Giorgio Mirto per la label INRI. Poi ho un centinaio di tracce sulla scrivania: se a qualcuno prima o poi potranno interessare, comincerò a piazzare i prossimi dischi.
Ascolta “Fan” sulle piattaforme streaming: bfan.link/fan-9.wha
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