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Botta e risposta con Fedele

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Si intitola “Depth Of Being”, l’album di debutto di Fedele, uscito lo questa estate sulla sua etichetta discografia Obscura: undici tracce che rappresentano un vero e proprio manifesto musicale per il dj e producer di Bari, un ottimo spunto per conoscerlo meglio grazie a questa intervista. ...

Si intitola “Depth Of Being”, l’album di debutto di Fedele, uscito lo questa estate sulla sua etichetta discografia Obscura: undici tracce che rappresentano un vero e proprio manifesto musicale per il dj e producer di Bari, un ottimo spunto per conoscerlo meglio grazie a questa intervista.

Quando hai deciso di diventare dj?
Ho deciso di diventare dj da bambino, intorno al 2005. Un cugino più grande mi portò a una serata per ragazzi a Bari, dove vivo. In quegli anni, eventi del genere si tenevano tipicamente dalle 20:00 alle 00:00. Ricordo benissimo che, appena entrato, mi fermati a guardare il dj che suonava e fui travolto da una curiosità così forte che, per i successivi tre o quattro anni, non facevo altro che andare nei locali e osservare ogni dj dall’inizio alla fine. Pochi mesi dopo, riuscii a convincere mio padre a regalarmi una coppia di giradischi Technics 1210. Fu allora che iniziò ufficialmente la mia immersione nel mondo del djing.

Quando hai capito che ce la stavi facendo?
Credo che il momento in cui ho iniziato a realizzare il mio obiettivo sia stato nel 2014, quando ho cominciato a girare il mondo con il mio ex gruppo, gli Agents Of Time. Le nostre produzioni erano apprezzate a livello internazionale e la richiesta per le nostre esibizioni era alta. In quei momenti ho iniziato a percepire che il percorso e il mondo che avevo sempre sognato stavano diventando realtà. Sentivo che stavo finalmente raggiungendo i traguardi che mi ero prefissato, vivendo esperienze che confermavano la mia passione e dedizione alla musica e alla professione del dj.

I tuoi dj preferiti?
Ho ammirato molti dj durante la mia vita, ma sento una connessione particolare con la scena americana. Sono stati i dj americani a sorprendermi e a tenermi incollato al dancefloor, influenzando profondamente il mio stile e la mia passione per la musica. Tuttavia, non posso non menzionare alcuni dj europei che hanno avuto un grande impatto su di me. Tra i miei preferiti di sempre, citerei Laurent Garnier, Sven Väth, Josh Wink, Maceo Plex e Carl Cox. Ognuno di loro, con il proprio stile unico, ha contribuito a plasmare la mia visione del djing e la mia dedizione alla musica.

I tuoi club e i tuoi festival preferiti?
Ho girato tanto il mondo e i luoghi che mi hanno colpito di più sono stati fabric London, Amnesia Ibiza, Fusion Festival, Berghain / Panorama Bar Berlino, DC10 Ibiza, EXIT Festival, Neopop Festival e Melt Festival. Alcuni di questi posti sono stati scenari in cui ho avuto il privilegio di suonare, mentre altri li ho visitati come spettatore.

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Come definiresti la musica che suoni e produci?
Definisco la musica che suono e produco come un mix di molteplici influenze legate al mondo della musica elettronica. Spazio attraverso vari generi, che nel mio macrocosmo identifico come una fusione tra Techno, Disco e Electro e House. Un comune denominatore della mia musica è il connubio tra energia, sensualità, eleganza e ricercatezza. Cerco sempre di essere differente e di suonare ciò che gli altri non suonano. Non mi piace essere scontato; mi sforzo di offrire un’esperienza unica e coinvolgente, mantenendo sempre un tocco personale e innovativo.

Il momento che ricordi con più piacere nella tua vita da dj?
Probabilmente uno dei momenti più belli della mia carriera è stato nel 2014, quando ho iniziato a suonare fuori dall’Italia. Ricordo con affetto una serata ad Amburgo, in Germania, dove dovevo suonare per quattro ore. Nel mezzo del set, sentii il bisogno di andare in bagno. Mentre ero lì, in un momento di pausa, riflettevo sul fatto che nel club c’era il delirio più assoluto. Mi sono chiesto: “Ma davvero mi pagano per questo?” Con un grande sorriso, felice e incredulo, sono tornato a suonare, pieno di energia e gratitudine per concludere quel bellissimo set.

Quello più assurdo o imbarazzante?
Una delle esperienze più incredibili della mia vita è stata quando sono stato arrestato a Istanbul per un errore di un poliziotto. È una storia lunga, ma la racconterò brevemente. Stavo suonando in un locale chiamato Kloster e, a 15 minuti dalla fine del set, un poliziotto mi chiese un documento. Gli diedi il mio passaporto e, dopo qualche minuto, mi chiese di spegnere la musica e di seguirlo al commissariato. Per farla breve, rimasi in commissariato per 24 ore (fortunatamente non in cella, grazie all’intervento del consolato italiano). Questo poliziotto, proveniente da un altro distretto, ci aveva messo in fermo amministrativo sostenendo che per lavorare in Turchia servisse un visto lavorativo, quando in realtà è richiesto solo per soggiorni superiori ai 90 giorni, non per una sola serata. Purtroppo, il poliziotto era andato fuori servizio e dovetti aspettare l’apertura della stazione di polizia per stranieri, che apriva il lunedì, per essere liberato. Una situazione alquanto assurda!

Come trascorri il tempo libero?
Nel mio tempo libero, mi piace prendermi pause vere e proprie. Spesso mi ritrovo immerso in un buon libro, in un podcast o in qualcosa che mi faccia riflettere. Adoro anche rilassarmi guardando film, cercando ispirazioni nelle immagini o nelle colonne sonore. Questi momenti di relax mi aiutano a mantenere alta la mia energia e la mia creatività, pronto per affrontare le giornate intense e i tour in arrivo.

Come ti rapporti con i social network?
Il mio rapporto con i social media è un’alternanza tra odio e amore
. Non sono entusiasta della direzione che hanno preso ultimamente, soprattutto quando per promoter, club e festival l’importanza della presenza sui social media supera il valore dell’arte stessa. È evidente che c’è qualcosa che non va. Come in tutte le cose, ci sono pro e contro. Personalmente, cerco di utilizzare i social media semplicemente come strumento comunicativo, evitando di perdermici. Li considero una trappola per la concentrazione e per la salute mentale, quindi cerco di mantenere un equilibrio e di non lasciarmi sopraffare dalla loro influenza.

I tuoi prossimi progetti?
Dopo aver recentemente rilasciato il mio album “Depth Of Being”, penso di concentrarmi sulla mia etichetta discografica e sui miei tour. Nel frattempo, continuerò a scrivere nuova musica come ho fatto negli ultimi anni, con l’obiettivo di rilasciare nuovi brani nel corso del tempo. Spero di raggiungere tutti gli obiettivi che mi sono prefissato e di continuare a creare, portando il mio suono a livelli sempre più importanti. Il motore principale per me è l’idea di evolvermi costantemente, affrontare nuove sfide e di condividere la mia musica con un pubblico sempre più vasto.