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Borrell su Gaza: "È un'apocalisse, colpiti soprattutto donne e bambini"

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Borrell lancia l'allarme sulla crisi umanitaria a Gaza: il 70% delle vittime sono donne e bambini. L'UE dibatte sulle proposte di sanzioni verso Israele.

Tensione diplomatica ai massimi livelli nel cuore dell’Unione Europea, mentre emergono dati sempre più allarmanti sulla crisi umanitaria a Gaza. In un’atmosfera carica di urgenza, il vertice dei ministri degli Esteri dell’UE è diventato teatro di un confronto serrato sulla risposta europea al conflitto.

Borrell su Gaza: “È un’apocalisse, colpiti soprattutto donne e bambini”

“L’infanzia è la prima vittima di questa tragedia.”. Con queste parole cariche di sgomento, Josep Borrell ha squarciato il velo di diplomazia che spesso avvolge i vertici europei. I numeri che ha presentato dipingono uno scenario devastante: la maggioranza delle vittime ha meno di nove anni, un dato che trasforma questo conflitto in una tragedia generazionale senza precedenti.

Il quadro delineato dall’Alto rappresentante per la politica estera dell’UE è quello di una catastrofe umanitaria in piena regola: due milioni di persone sfollate, un sistema sanitario al collasso, e una popolazione civile intrappolata in condizioni di vita estreme. Il 70% delle vittime sono donne e bambini, un dato che ha spinto Borrell a definire la situazione come “apocalittica”.

Gaza, Borrell denuncia: “È un’apocalisse, il 70% delle vittime sono donne e bambini”

Nel tentativo di tradurre la preoccupazione in azione concreta, Borrell ha avanzato due proposte audaci: la revisione del dialogo politico con Israele nell’ambito del Consiglio di Associazione e restrizioni sul commercio dei prodotti provenienti dai territori occupati. Tuttavia, la maggioranza degli Stati membri ha optato per mantenere aperti i canali diplomatici tradizionali, respingendo entrambe le proposte.

Nonostante la battuta d’arresto diplomatica, il dibattito ha permesso di portare all’attenzione del Consiglio i rapporti dettagliati delle Nazioni Unite e delle organizzazioni internazionali operanti nell’area, documentando le modalità di conduzione del conflitto e il suo impatto sulla popolazione civile. Un passo che, seppur limitato, mantiene aperto il dialogo sulla crisi in corso.