Negli ultimi giorni, molte lavoratrici madri beneficiarie del “bonus mamma” si sono mostrate deluse per gli aumenti modesti nelle buste paga di febbraio.
Bonus Mamma: perchè in busta paga non c’è ancora l’aumento
Tuttavia, è importante comprendere che il legame tra l’esonero contributivo e l’aumento netto era previsto fin dall’audizione preliminare al disegno di legge. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio aveva chiarito che la riduzione dei contributi genererebbe maggiori entrate per l’erario, contribuendo a compensare i costi delle minori entrate contributive.
La legge di bilancio 2024 ha introdotto l’esonero contributivo per le lavoratrici madri con due o tre figli, mirando a sostenere la natalità e le famiglie numerose, circa 800mila madri sono coinvolte, con 571mila nel settore privato. L’esonero, valido per il 2024, copre una quota dei contributi previdenziali IVS, con un massimo di 250 euro al mese, come riporta anche open.online.
L’applicazione del beneficio richiede un rapporto di lavoro a tempo indeterminato, con la soglia massima di esonero proporzionata per i rapporti instaurati o risolti nel mese. L’esonero parte dal secondo o terzo figlio, terminando nel dicembre 2024 o al compimento del decimo anno del figlio più giovane.
Bonus Mamma: perchè in busta paga ancora non si vede l’aumento
Il bonus rappresenta uno sconto sui contributi IVS, coprendo fino a 250 euro al mese o 3.000 euro all’anno, tuttavia, l’esonero contributivo può influire sull’imponibile fiscale, aumentando l’Irpef lorda e potenzialmente riducendo detrazioni per lavoro dipendente. Ad esempio, una lavoratrice con uno stipendio di 1.500 euro vedrà un aumento netto di 106,34 euro, escludendo addizionali e detrazioni.
In sintesi, il “bonus mamma” offre vantaggi contributivi, ma è cruciale considerare l’impatto sull’imponibile fiscale e le tasse a carico delle lavoratrici madri.