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Bolle & Friends, 25 anni di successi

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Casimiro Lieto: “Quella prima volta a Casertavecchia”.

Se la ricorda come fosse ieri Casimiro Lieto, noto autore televisivo e direttore artistico di numerosi e popolari eventi, quella serata del 28 agosto del 2000 a Casertavecchia. L’aria era dolce, un soave vento di collina rendeva magica quella estate ed il cartellone del celebre Festival stava procedendo come meglio non avrebbe potuto, sotto gli auspici e la direzione artistica di Gigi Proietti.

In quella Rassegna, che Lieto curava da produttore, c’era davvero il mondo: da Eliades Ochoa ad Ute Lemper, da Paolo Villaggio a Ruben Celiberti, passando per Gabriele Cirilli, Enzo Moscato, Alessandro Siani, Rossana Casale ed altri ancora. Ma in quel caleidoscopio d’artisti c’era soprattutto lui, Roberto Bolle, al suo primo “Bolle and Friends” di quella che sarebbe diventata poi un lunga storia. L’appuntamento era fissato per le 20.30 del 28 agosto sul palco del Teatro della Torre, ricavato tra i ruderi di un Castello dove nell’ottobre del 1970 Pier Paolo Pasolini aveva girato alcune scene del suo Decamerone.

E, allora, Lieto, qual è il ricordo di quella serata?

Fu una serata a dir poco magica. Roberto aveva appena 25 anni quando salì sul palco del Festival, ma fin dalle prove del pomeriggio, vedendogli fare cose di rara tecnica e bellezza, compresi subito che non sarebbe stato uno spettacolo come tanti. Certo, con lui c’erano stelle di prima grandezza, arrivate da tutto il mondo per onorarlo nonostante la giovane età, ma la sua grazia aveva qualcosa di veramente immenso e unico, una continua sfida alla gravita che ne faceva ad ogni passaggio l’esempio di una danza classica che aveva trovato sul suo cammino il più moderno degli interpreti. Furono poco meno di due ore di grandissimo livello ed altrettanto spettacolo.

Cosa l’aveva convinta di Roberto Bolle da offrirgli una serata tutta sua?

Di lui mi aveva parlato una cara amica di entrambi, che non c’è più, Silvia Tani, ex ballerina e figlia del noto Gino Tani, critico di spettacolo de Il Messaggero. Mi aveva raccontato di Roberto solo meraviglie ed un giorno a Roma me lo presentò e parlammo dello show. Mi sembrò subito un’idea fantastica e gli promisi che ne avrai parlato a Gigi Proietti, che quell’anno firmava il cartellone. Per incontrarlo salii una mattina fino a Sanremo, dove Gigi era per lavoro, e gli raccontai dell’incontro e dell’idea di questa serata – omaggio ad un giovane di appena 25 anni che il mondo già conosceva alla perfezione. Gigi mi guardò negli occhi e mi disse: “Sappi che ci metto la faccia, ma se tu mi dici che funziona, funzionerà”. E funzionò, come meglio non avrebbe potuto.

Come andò lo spettacolo?

Meravigliosamente. Ma non solo per la tecnica ed i numeri che Bolle ed i suoi ospiti riuscirono a regalare al pubblico. Quello che accadde fu che un teatro all’aperto, sull’anonima sommità di una collina, si trasformò all’improvviso in una “dance – hall” internazionale, nella quale si respirava talento e dove i sacrifici di una vita alla sbarra diventavano passi di danza sublime, in una atmosfera unica nel suo genere, che ti rapiva per forza della sua bellezza incantata. Roberto fu straordinario, presente ma mai invadente, col suo fisico statuario ed i “muscoli del capitano” pronti a mettersi a servizio degli altri colleghi e della danza, unica dea della serata.

Come reagì il pubblico al cospetto di tanta bellezza portata sulla scena?

Applausi a non finire ad ogni esibizione ed ogni cambio palco. E poi la sorpresa nella sorpresa: vedere intere famiglie ai piedi di quel “principe della danza” accompagnare giovanissime ballerine, arrivate da tutta la Campania, per riempirsi gli occhi di tanta bellezza e fare la fila, a fine spettacolo, per farsi firmare con un pennarello una lunga serie di scarpe da ballo. Roberto non ne lasciò dietro alcuna: con la sua straordinaria umiltà, nonostante aver ballato per quasi due ore, le firmò tutte e con tutte fece una foto ricordo. Per loro era già un idolo, io ne presi atto quella sera.

Ebbe un seguito quella serata per lei e per Bolle?

Beh, confesso che quell’esperienza mi fece capire di essere al cospetto di una grande étoile, dalla potenza inaudita e dalla grazia assoluta: la sintesi perfetta per andare in scena come un danzatore e librarsi in volo come un angelo. Questo di Roberto era semplicemente stupefacente. Fu così che meno di un anno dopo – in occasione del Premio Barocco, che curavo come autore per la Rai – lo proposi prima all’organizzatore Nello Marti, poi al capostruttura Gianpiero Raveggi. Il primo mi dette subito il suo “placet”, anche perché non mi erano mancati gli argomenti per convincerlo. Ma il secondo nicchiò: “Vuoi portare la danza classica su Rai1 e, per giunta, in prima serata? Fossi in te ci penserei…” E, a dire tutta la verità ci pensai l’intera notte prima della diretta. Quando la mattina incontrai entrambi per consegnare loro la scaletta della serata, Roberto Bolle non solo sarebbe stato su Rai1, ma sarebbe addirittura finito in “prime time” alle 22.10. Una roba per la quale mi servì tutto il coraggio del mondo, ma che feci con animo leggero sapendo che Roberto non mi avrebbe fatto sfigurare. Con il suo torso nudo e la sua silhouette fantastica si prese quel palco come una stella scesa in terra, ballo da par suo e conquistò il cuore dei presenti e di chi lo vide ballare da casa. Forse, da quella sera del Premio Barocco, il grande pubblico si accorse che era nata una stella.

Da quanto non vede e non sente Bolle?

Da tanto, forse da troppo. Eppure tutte le volte che lo vedo danzare il legame con lui si rafforza e torna alle origini della nostra amicizia: un rapporto sincero, bello perché disinteressato e nato e cresciuto in nome della danza, un’arte sublime alla quale ancora in pochi si inchinano nella misura in cui dovrebbero. È un tratto di identità italiana che, a mio avviso, nel nostro Paese meriterebbe certamente di più.