Argomenti trattati
- Criptovalute e manipolazione dei mercati
- Dimon, JPMorgan (2017): “Bitcoin? una truffa”
- Trump, Musk & Co, dichiarazioni che scuotono il mercato
- Blackrock e Bitcoin: una slide fa tremare la decentralizzazione
- Crypto: il confine sottile tra opinione e turbativa di mercato
- Trump 2.0 e l’era della regolamentazione crypto
Immaginiamo il CEO della Canistracci oil, che i più maturi ricorderanno con un sorriso, vendere le azioni della propria azienda prima di pubblicare un bilancio negativo, oppure comprarle dopo aver dichiarato di non vedere un futuro per i combustibili fossili ma tre giorni dopo annunciare una grande commessa. Nel migliore dei casi sarebbe sanzionato con multe salate, nel peggiore, se si trovasse negli USA, ad esempio, rischierebbe l’arresto.
Criptovalute e manipolazione dei mercati
La manipolazione dei mercati, infatti, è pratica vietata ovunque. Negli USA, diverse regolamentazioni vietano ogni forma di ingerenza nei mercati finanziari, come il Securities Exchange Act del 1934, che nella sua sezione 10(b) vieta le dichiarazioni false o fuorvianti in relazione all’acquisto o alla vendita di titoli, e il Fair Disclosure (Reg FD), che impone alle aziende quotate di divulgare informazioni materiali al pubblico in modo simultaneo, per evitare fughe di notizie che favoriscano alcuni investitori rispetto ad altri. La SEC non scherza su questi temi ed effettua un monitoraggio serrato su ogni sospetto di Manipolazione del mercato, come la diffusione di notizie false per influenzare artificialmente il prezzo di un titolo (ad esempio, vendite allo scoperto seguite da dichiarazioni negative), e su ogni forma di Insider Trading e Front-Running da parte di CEO e figure pubbliche con accesso a informazioni privilegiate.
Stessa cosa nel vecchio continente. Nella zona EURO, ESMA e le autorità nazionali vigilano sulle violazioni di MAR(Market Abuse Regulation) e MIFID II, regolamenti che richiedono trasparenza nelle operazioni di mercato e vietano la diffusione intenzionale di notizie false o tendenziose per modificarne l’andamento tramite media, social media e dichiarazioni pubbliche. L’inglese FCA, anche dopo la Brexit, ha mantenuto i principi di protezione degli investitori con il Financial Services and Markets Act (FSMA), che vieta la diffusione di informazioni che possano indurre in errore gli investitori o influenzare negativamente i mercati e, per chiarezza, ha pubblicato il Code of Market Conduct, al fine di fornire linee guida su ciò che costituisce una manipolazione del mercato.
Dimon, JPMorgan (2017): “Bitcoin? una truffa”
Non appena ci si allontana di un passo dagli strumenti finanziari tradizionali, e dalle normative che li tutelano, sembra che le accortezze per evitare turbativa inizino a sfumare, risvegliando invece quello spirito pionieristico, tipico della terra di mezzo. È il caso del comparto Crypto valute, ancora in lotta per guadagnarsi la considerazione dei piani alti; quindi, soggetto sensibile alle micro vibrazioni del terreno su cui poggia.
E di vibrazioni, positive e negative a fasi alterne, le crypto valute ne subiscono da tempo, probabilmente dalla definizione di “truffa” nel settembre 2017 da Jamie Dimon, CEO di JPMorgan. Bitcoin crollò ma 3 giorni dopo, forse a sua insaputa, i trader del suo ufficio investimenti acquistarono una somma interessante di certificati ETN su Bitcoin da un exchange svedese. Successivamente, la banca americana diede vita a JPM Coin, una criptovaluta per i trasferimenti interbancari ed oggi è addirittura “partecipante autorizzato” per l’ETF Bitcoin di Blackrock. Da quella prima dichiarazione, Dimon ha sempre mantenuto una posizione critica sulle crypto, nonostante abbia detto, a gennaio 2024, di non volerne più parlare. Il mercato, comunque, sembra aver smesso di ascoltarlo.
Trump, Musk & Co, dichiarazioni che scuotono il mercato
Warren Buffet, per restare nel mondo finanziario, definì Bitcoin e tutte le altre criptovalute “una sorta di veleno per topi”, salvo poi, nel 2022, investire 1 miliardo di dollari in Nubank, la più grande banca fintech del Brasile, molto attiva in ambito crypto.
Anche Donald Trump, nel suo periodo di riposo fra i 2 mandati, ha definito Bitcoin e altre criptovalute una “truffa” e messo in discussione il loro ruolo nell’economia globale ma è il suo nuovo socio Elon Musk, ancora una volta, a brillare di più nella Crayon box. Fra marzo e giugno 2021, infatti, l’elettrico Elon ha dapprima dichiarato che Tesla avrebbe accettato Crypto valute come forma di pagamento, 2 mesi dopo ha sospeso tale possibilità citando preoccupazioni ambientali legate al consumo energetico del mining di Bitcoin e infine, a giugno, ha ribadito il suo supporto per le criptovalute, affermando di possedere Bitcoin, Ethereum e Dogecoin, e che Tesla potrebbe riprendere ad accettare Bitcoin in futuro. Inutile dire che tale “volatilità indotta” un po’ di pioggia sul portafoglio già abbondantemente bagnato dell’eclettico Elon l’avrà sicuramente portata.
Blackrock e Bitcoin: una slide fa tremare la decentralizzazione
Tuttavia, quello che è accaduto qualche settimana fa apre uno scenario completamente nuovo. Lo scorso 17 dicembre, intorno alle 22, Blackrock pubblica un video di 3 minuti in cui spiega le caratteristiche di Bitcoin ma nella slide dedicata alla sua quantità limitata, al min. 1:27, compare una sorta di esclusione di responsabilità, che recita “non vi è alcuna garanzia che il limite massimo di fornitura di Bitcoin pari a 21 milioni non verrà modificato”. Dubbi e opinioni legittime per il “bar Crypto” ma in questo caso ad esprimerle è il colosso USA del Risparmio Gestito, con circa 524.000 Bitcoin presenti nei propri portafogli ETF. Qual è quindi il limite fra opinione e turbativa di mercato?
Per la fredda cronaca, il video viene pubblicato il 17 dicembre alle 22, 6 ore dopo il massimo storico di Bitcoin ad oltre $108K. Alle 8 del mattino dopo, il prezzo raggiunge i $ 103K ma è nella notte fra il 18 e il 19 dicembre, a notizia ormai diffusa, che la soglia dei $ 100K torna ad essere un auspicio.
Crypto: il confine sottile tra opinione e turbativa di mercato
Sugli aspetti tecnici, voci ben più autorevoli si sono levate ed il dibattito nella community crypto è tuttora in corso. Interessante però rilevare che addirittura Adam Back, CEO di Blockstream e inventore di Hashcash (sistema di Proof of Work a cui il creatore di Bitcoin si è parzialmente ispirato), si sia espresso in modo rassicurante, sostenendo che il disclaimer di Blackrock era un “atto dovuto” imposto dai legali della società. La comunità dei bitcoiners, però, non si è troppo rassicurata, e mostra preoccupazione sostanzialmente per 2 motivi. Il primo riguarda la decentralizzazione, un vero e proprio pilastro su cui Bitcoin è stato fondato. Inutile negare che il disagio che crea la concentrazione di ben 52 mld/USD in un’unica entità, peraltro istituzionale, è grande. Il secondo motivo è dato dalla sensazione di essere troppo esposti alle intemperie, senza l’ombrello del regulatory che normalmente protegge almeno dagli eventi non “naturali”.
La consapevolezza di poter esercitare liberamente, ed impunemente, il potere di influenzare il corso delle quotazioni, finora sopito a forza di regole imposte dai regolatori, si è ormai diffusa pericolosamente. Se da un lato è in corso un consolidamento generalizzato della tassazione sulle valute virtuali, dall’altro dovrebbero essere estese a questo nuovo settore le garanzie a tutela dei risparmiatori.
Trump 2.0 e l’era della regolamentazione crypto
Qualche giorno fa, Jamie Dimon, in vista del primo anno di astinenza da dichiarazione su Bitcoin (il 18 gennaio 2024 l’ultima volta in cui disse che non ne avrebbe più parlato), è tornato sull’argomento per ben tre volte in tre giorni, paragonando di nuovo la maggiore valuta virtuale ad uno schema Ponzi e addirittura al “vizio del fumo”. Il crollo di Bitcoin del 13 gennaio scorso, ai minimi degli ultimi 30 giorni, non è comunque dovuto alle dichiarazioni di Dimon, che il mercato continua a non ascoltare, ma alla più probabile recente approvazione, da parte della giustizia USA, per la vendita dei Bitcoin sequestrati al marketplace Silk Road, per un valore di 6,5 mld USD. Nella serata del 16 gennaio, Bitcoin è tornato sopra i 100K USD.
Lo scorso 20 gennaio è iniziata l’era Trump 2.0 e, fra i primi atti del neo Presidente, l’istituzione di una task force per la regolamentazione delle crypto, la creazione di una riserva governativa di Bitcoin e il definitivo abbandono del dollaro CBDC.Infine Larry Fink, CEO di Blackrock ospite a Davos, vede Bitcoin a 700K dollari. Tutte notizie che possono avere impatti positivi sull’andamento delle crypto, fino alla prossima voce autorevole, o almeno ritenuta tale dal mercato, che con nuove dichiarazioni pessimistiche farà invertire la tendenza, giusto per favorire qualche prese di beneficio.