Sono diversi gli argomenti che Beppe Sala ha avuto modo di affrontare durante una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera. Sono essenzialmente tre i temi principali affrontati, l’autonomia differenziata, i rapporti con Giorgia Meloni ed un possibile terzo mandato. Ma l’accusa più forte fatta dal sindaco di Milano è che il governo è assente dal territorio.
Una Milano con problemi, ma si va avanti
Il sindaco ha sottolineato che nonostante tutto, la situazione a Milano è sicuramente migliore rispetto a 20 anni fa. Anche lui è più felice rispetto al passato, quando faceva il manager, ammettendo però che alla fine del suo mandato si sentirà abbastanza stanco. Ha poi sottolineato che la sua città soffre dei problemi comuni ai grandi centri abitati, tra cui caro affitti e la sicurezza, per citarne alcuni.
Si è però lamentato che spesso le analisi sono più ideologiche che tecniche perché, facendo l’esempio della qualità dell’aria, ha dichiarato che c’è stato una diminuzione del Pm del 50% e, anche se non è sufficiente, è comunque un miglioramento.
Ha poi lamentato l’assenza delle istituzioni a Milano, non solo Sala ha chiesto più volte a Meloni di venire nella città, ma anche i ministri che sono arrivati se ne sono poi andati via.
Il partito
Durante l’intervista non ha potuto fare a meno di parlare del suo partito, stando a quanto dichiarato, una delle cose che non gli va giù è la scarsa voglia di vincere che alberga nel Pd. Ha poi aggiunto che c’è poca voglia di rischiare e che invece preferirebbe vedere un partito più aggressivo, soprattutto per quanto riguarda il raggiungimento della vittoria.
Sul lato politico ha poi avuto modo di parlare di un suo ipotetico terzo mandato, dichiarazioni che dipingono un sindaco stanco, ha infatti sottolineato che per fare il suo lavoro bisogna possedere un’energia psicofisica non da poco e lui, dopo 11 anni, pensa che si sentirà un po’ stanco, lasciando però infine aperta la porta ribadendo che “tutto può essere“.
Sala ha poi aperto anche una parentesi sull’autonomia differenziata, un progetto che non gli piace particolarmente perché, stando alle sue parole, non prende in considerazione le grandi città. Ha poi sottolineato che vede un rischio avere venti politiche energetiche una diversa dall’altra. Ha anche fatto l’esempio del fine vita, dove anche qui le regolamentazioni sono diverse da regione a regione, mentre preferirebbe una normativa comune per l’intero paese.