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Beppe Grillo vs Giuseppe Conte, chi avrà l'ultima parola?

comizio grillo

La guerra tra il fondatore e l’ex premier scuote il M5S, tra accuse, cambi di linea e il futuro incerto del Movimento. A chi andrà il simbolo e i voti degli elettori?

CronoGrillo contro Conte-Mago di Oz. Dai “C’eravamo tanti amati” ai vaffa (tutti i) day. Fosse una pièce teatrale o una serie tv, ci sarebbe davvero da divertirsi. Nomignoli, ironia feroce, colpi di scena e voltafaccia non si può certo dire che manchino, anzi, ce ne sono pure troppi. Il punto è che la vicenda in questione è al centro della politica italiana e la sua riduzione a questo teatrino tragicomico non fa certo bene a una democrazia, la nostra, che da anni deve fare i conti con l’allontanamento crescente della gente e con percentuali di astensionismo alle urne siderali.

M5S, cosa è successo negli ultimi 5 anni

Eppure, fino a qualche anno fa – nelle intenzioni, almeno – avrebbero dovuto essere proprio loro, i CinqueStelle, a rigenerare dal profondo la classe politica nazionale a suon di taglio di vitalizi, posti, sprechi e prebende varie, fino alla minaccia di “aprire il Parlamento come una scatola di tonno” (sic!). Qualcuno – con il tipico sarcasmo che si fa nemesi per chi era partito per fare la rivoluzione ed è finito in trattoria – ha detto che, sì è vero che il (fu?) Movimento ha aperto il Parlamento, “ma il tonno alla fine se lo è mangiato”.

Il fatto è che appena 4 anni fa, il Movimento Cinque Stelle governava l’Italia con Giuseppe Conte ben saldo a Palazzo Chigi a tentare (con scarso successo, in verità) di gestire la crisi pandemica; uno dei suoi alfieri, Roberto Fico sedeva a Montecitorio sulla poltrona di terza carica dello Stato e “i grillini” (allora era ancora un’etichetta lusinghiera) sembravano destinati a incidere a lungo sulla scena politica. Ma nelle retrovie, in realtà, o nelle stanze segrete se volete, il fondatore del Movimento, l’ex comico (che non fa ridere più nessuno da un pezzo) Beppe Grillo, iniziava già a covare una certa idiosincrasia verso il Conte Giuseppe da Volturara Appula che aveva portato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, tirandolo fuori da una oscura carriera forense e accademica per farlo assurgere ad “avvocato del popolo”.

Grillo e quel feeling con Draghi mai digerito da Conte

A leggere le cronache di oggi, sembra proprio che lo scontro senza quartiere tra l’Elevato e l’ex premier che sta squassando il Movimento con dispute sullo statuto e divisioni inconciliabili sulla linea politica, in realtà abbia avuto la sua genesi proprio alla fine di quell’inverno agitato del 2020 che di lì a poco avrebbe portato Conte a dover lasciare la poltrona di premier a SuperMario Draghi. È stato lo stesso ex Presidente del Consiglio a svelare l’origine del soprannome “Mago di Oz” che Grillo gli avrebbe affibbiato proprio durante le manovre politiche che portarono al suo disarcionamento e alla nomina di Draghi a Palazzo Chigi. Conte, dunque, da un lato afferma di non aver mai preso la questione “come un fatto personale” (…) ma dall’altro fa intendere chiaramente di non aver mai perdonato al fondatore del M5S quell’apertura verso Draghi che, di fatto, si è rivelata una svolta contro di lui. Secondo lo stesso ex premier e oggi Presidente dei Cinque Stelle, la rimozione del ruolo del garante chiesta dalla base del Movimento altro non è che la conseguenza ultima della rottura che si sarebbe consumata 4 anni fa tra il fondatore e la comunità degli iscritti per via del rapporto personale e del successivo appoggio che Grillo (assieme all’ex capo politico dei grillini Giggino Di Maio) offrì all’ex governatore della BCE. Conte lo definisce «un grave errore politico» che avrebbe potuto portare anche a una scissione nel M5S.

L’impressione netta è che dietro questa spaccatura insanabile ci sia soprattutto il livore di Conte per aver perso, con ignominia peraltro, la sospirata carica di Presidente del Consiglio. Ma a Beppe Grillo che, da un carro funebre, gli ha detto perentorio che il M5S, almeno per come era stato originariamente concepito, «è morto», oggi l’ex premier risponde diplomatico che «i principi e i valori del Movimento non sono morti, grazie a una “rifondazione” voluta dagli iscritti».

Movimento Cinque Stelle, oggi via al voto bis

Cosa succederà adesso? Oggi, intanto, e per tutto il fine settimana, riprende la votazione online per le modifiche statutarie che, appunto, riguardano principalmente la possibile rimozione della figura del garante. La prima votazione, a fine novembre, ha visto una maggioranza a favore della sua eliminazione, ma Grillo – che contesta il processo di cancellazione di decine di migliaia di iscritti, eliminati dalla lista per non aver rinnovato l’iscrizione – ha voluto una nuova consultazione. Per validare il processo, è necessario raggiungere il quorum, cioè che voti almeno la metà più uno degli aventi diritto (circa 89.000 iscritti).

La votazione si concluderà domenica 8 dicembre alle 22. Anche se Conte dovesse vincere ancora, l’ex Elevato, affiancato dal fedelissimo Danilo Toninelli, sembra determinato a continuare la sua battaglia legale per invalidare il processo dell’assemblea costituente e difendere il suo ruolo di garante. Ma al di là della battaglia a carte bollate che si andrebbe a scatenare, la storia del Movimento 5Stelle è di sicuro davanti a un bivio.

Conte verso il PD, Grillo verso un nuovo partito?

Da un lato Conte che dice “l’idea originale di Grillo è ormai esaurita, il M5S è la casa di tutti gli iscritti” e vorrebbe scrivere una nuova pagina collocando gli ex grillini su posizioni più moderate e dialoganti con il centro progressista e meno radicali. Meno “vaffa” e più una linea istituzionale, insomma, nella malcelata ambizione di potersi proporre un giorno di nuovo come possibile leader di governo. Ma come la prenderanno i militanti? Difficile dirlo, tra coloro che vedono tutto ciò come un tradimento dei principi anti-sistema originari del Movimento e l’alagovernista” (quella che ha benedetto, appunto, l’abbandono di alcuni principi fondanti come il limite dei due mandati e la figura del Garante) convinta invece dell’idea che il Movimento si debba trasformare in un partito tradizionale orientato alla gestione del potere (per intenderci, modello Pd, partito con il quale, nonostante le feroci contrapposizioni del passato, oggi molti esponenti locali del M5S sono inclini a collaborare).

Dall’altro lato, c’è l’ex comico (“Crono che si mangia i suoi figli” l’ha ribattezzato la presidente della Sardegna, Alessandra Todde) pronto a intentare una causa sulla legittimità dello Statuto del M5Se una disputa sulla proprietà del simbolo, che rivendica come suo (mentre l’ex premier sostiene invece che il simbolo è stato registrato da Luigi Di Maio prima del suo ingresso nel Movimento e che non appartiene né a Grillo né a lui, ma è di proprietà del Movimento) ma tentato anche da una clamorosa rentrée politica con la creazione di un nuovo partito con il suo volto nel simbolo e una riorganizzazione sul modello dei meet up originari. Scelta quest’ultima caldeggiata fortemente dai colonnelli dell’ex comico che oggi si trovano fuori dal Parlamento (e muoiono dalla voglia di tornarci). Lui, però, Grillo, sotto sotto spera di mantenere il controllo simbolico del M5S attraverso l’invalidazione delle modifiche dello statuto.

Grillo contro Conte, chi prende più voti?

I sondaggisti si sono già scatenati però a tracciare le possibili traiettorie della nuova discesa in campo di Grillo a capo di un eventuale nuovo progetto politico. Secondo quanto riporta “Il Foglio”, un nuovo movimento guidato da Grillo potrebbe raccogliere fino al 4% dei voti, con la possibilità di conquistare fino a un terzo dei voti attuali del M5S. Sempre stando alle analisi del quotidiano, Alessandra Ghisleri di Euromedia Research rileva che molti elettori del M5S (62%) vedono negativamente l’idea di un nuovo partito, mentre il 20% lo supporta con favore, arrivando al 30% tra coloro che sono fedeli ai valori originari del Movimento.

Per Livio Gigliuto, dell’Istituto Piepoli, in caso di scissione, Grillo potrebbe ottenere solo circa l’1-2% dei consensi, mentre Conte potrebbe conquistare il 4%. In questo caso, la disputa sul simbolo del M5S sarebbe cruciale per l’esito della scissione, poiché gli elettori tenderebbero a votare il marchio, più che il leader. Se Conte dovesse continuare senza Grillo come garante, senza nome e senza simbolo, a quel punto dovrebbe attrezzarsi a cercare le nuove generalità del suo partito personale. Con tutti gli annessi e i connessi.

Venghino, siori, venghino, lo spettacolo va a incominciare.