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Beni russi congelati: perché è così complicato restituirli e dove sono protetti

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Il piano di pace per l'Ucraina potrebbe coinvolgere l'uso di 200 miliardi di euro in beni russi congelati: cosa e dove sono?

Il piano di pace per l’Ucraina, promosso da Regno Unito e Francia, potrebbe includere l’uso di 200 miliardi di euro di beni russi congelati come garanzia di sicurezza per Kiev. Secondo il Financial Times, la proposta arriva da Parigi, con il supporto di Berlino, che si oppone a un sequestro totale. Ma cosa sono e dove si trovano?

Beni russi congelati: dove sono e perché è difficile confiscarli

Nel 2022, gli alleati del G7 avrebbero bloccato circa 300 miliardi di euro di beni della Banca centrale russa a seguito dell’invasione dell’Ucraina, di cui la maggior parte (circa 190 miliardi di euro) è custodita nel deposito centrale di sicurezza belga Euroclear, mentre il resto è distribuito tra Francia, Regno Unito, Giappone, Svizzera e Stati Uniti.

L’idea ha ottenuto consensi tra alcuni alleati, ma non c’è ancora l’accordo, scrive il Financial Times. La BCE e capitali come Bruxelles e Berlino hanno bloccato il sequestro, temendo un precedente nel diritto internazionale. Tuttavia, sempre più Paesi sono pronti a usare i beni congelati russi come leva politica. Anche Friedrich Merz, futuro cancelliere tedesco, ha indicato che potrebbe sostenere il piano.

“C’è il rischio che a un certo punto le sanzioni contro i beni russi non vengano prorogate. Quindi i futuri flussi di reddito provenienti dagli asset russi potrebbero essere interrotti”, ha dichiarato a Euronews la ricercatrice presso l’European policy centre Svitlana Taran.

Parigi prende posizione sul sequestro dei beni russi

Due fonti a conoscenza della proposta francese hanno dichiarato che essa è stata accolta positivamente da altri alleati europei, ma non è ancora stata raggiunta un’intesa. Tuttavia, il ministro francese dell’Economia, Eric Lombard, ha smentito queste voci: il sequestro contrasterebbe con gli accordi internazionali.

Anche il presidente Emmanuel Macron, durante un incontro con Trump la scorsa settimana, aveva ribadito che un sequestro immediato dei beni non sarebbe stato “rispettoso del diritto internazionale”, aggiungendo che tali fondi potrebbero essere considerati “parte dei negoziati al termine della guerra”.