Lo stabilimento Beko di Cassinetta è circondato dai lavoratori in protesta, a seguito delle dichiarazioni rilasciate dall’azienda turca riguardo alla dismissione delle linee del freddo e al licenziamento, previsto entro fine 2025, di 541 dipendenti.
Beko annuncia i licenziamenti: la protesta dei lavoratori a Cassinetta
Beko Europe, produttore di congelatori a pozzetto, ha annunciato un piano di esuberi: 299 licenziamenti a Siena e 1.953 in tutta Italia, su un totale di 4.440 dipendenti. L’azienda ha dichiarato che i posti di lavoro verranno tagliati entro dicembre 2025.
Tutti gli stabilimenti italiani sono in mobilitazione, poiché secondo i lavoratori è ormai evidente la volontà di Beko di non investire più nel nostro Paese.
Emiliano Barile, operaio in uno dei reparti frigoriferi destinati alla chiusura, ha spiegato la posizione dei lavoratori, come riportato da VareseNoi:
“Il nostro slogan è ‘Cassinetta non si tocca. Non uno in meno'”.
Beko annuncia i licenziamenti: i motivi
Alla fine è accaduto ciò che i lavoratori temevano: Beko Europe chiuderà entro la fine del 2025 gli stabilimenti di Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno, e Siena.
Inoltre, ridurrà la produzione della linea del freddo, due su cinque, a Cassinetta di Biandronno, in provincia di Varese, con la conseguente perdita di 541 posti di lavoro.
“Come giustificazione per questi tagli, ci è stato detto che le nostre produzioni in Europa non sono più competitive, i competitor asiatici aggrediscono il mercato ed è aumentato molto il costo delle materie prime”, racconta Emilio a VareseNoi.
Solo quest’anno, la società turca Arçelik, proprietaria di Beko, ha chiuso due stabilimenti in Polonia e uno in Gran Bretagna, trasferendo la produzione in Romania, Egitto e Turchia.
Negli ultimi mesi, le vendite di frigoriferi, congelatori e prodotti simili sono crollate, a causa del calo della domanda e della forte concorrenza dei paesi asiatici. Beko Europe prevvede di chiudere anche gli stabilimenti di Lodz e Wroclaw, in Polonia.
Il 10 dicembre si terrà un altro incontro al ministero delle Imprese e del Made in Italy, i sindacati annunciano nuove mobilitazioni.
“La chiusura di uno stabilimento è un disastro sotto l’aspetto sociale sul territorio in termini di occupazione e di ricchezza”, concludono i lavoratori in protesta.