Aviaria, dalle mucche può saltare all'uomo: cosa sappiamo

Milano, 20 mag. (Adnkronos Salute) - La circolazione sempre più stabile del virus dell'influenza aviaria H5N1 nei mammiferi oceanici come "leoni marini e foche" è "preoccupante". Ma "soprattutto a preoccupare me, come la comunità scientifica interna...

Milano, 20 mag.

(Adnkronos Salute) – La circolazione sempre più stabile del virus dell'influenza aviaria H5N1 nei mammiferi oceanici come "leoni marini e foche" è "preoccupante". Ma "soprattutto a preoccupare me, come la comunità scientifica internazionale, è che questo virus è arrivato agli animali di allevamento come le mucche da latte" colpite da un'epidemia negli Usa. Mucche che, "si è scoperto in uno studio, hanno un particolare recettore per l'influenza uguale a quello di alcuni uccelli e anche dell'uomo.

Questo può voler dire che le mucche infettate potrebbero fungere da reservoir", da serbatoio, "in cui l'H5N1 impara a mutare in modo da riuscire a fare il salto di specie e contagiare più facilmente le persone". Lo spiega all'Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, commentando la .

"Purtroppo – ribadisce l'esperto – l'H5N1 non ha più niente a che vedere con quel virus che oltre 30 anni fa colpiva le anatre selvatiche.

Di aviario ormai ha molto poco", avverte. "Ha fatto tantissimi giri, ma soprattutto si è spostato da una parte all'altra del globo passando dal Sudest asiatico al continente nordamericano, Stati Uniti e Canada, dove evidentemente è arrivato e a interessare i mammiferi e questo dato è preoccupante. E' per questo che le autorità americane non sottovalutano più il fenomeno – evidenzia Bassetti – e hanno stanziato oltre 200 milioni di dollari per tentare di bloccare la diffusione dell'influenza aviaria", mentre "i Cdc hanno innalzato il livello di allerta e di controllo per i casi di H5N1".

Dallo studio che indica nelle mucche un recettore per i virus influenzali simile a un recettore umano, un lavoro apparso sulla piattaforma pre-print 'bioRxiv' e firmato da scienziati statunitensi e danesi, arriva "un dato molto molto importante", rimarca l'infettivologo. "Io credo – conclude – che si debba tutti insieme iniziare a parlare con più insistenza dell'importanza dell'H5N1" come possibile minaccia "per la popolazione mondiale".