La Corte costituzionale ha giudicato inammissibile la proposta di referendum della legge sull’Autonomia differenziata. Al contrario, la Consulta ha approvato altri 5 referendum.
Autonomia differenziata: il referendum dichiarato inammissibile dalla Consulta
Nel dichiarare inammissibile il referendum abrogativo sull’Autonomia differenziata delle Regioni, la Consulta ha evidenziato che l’oggetto e la finalità del quesito risultano poco chiari.
“Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”.
Inoltre, secondo la Corte, il referendum avrebbe assunto una portata tale da alterare la sua funzione, diventando una decisione sull’autonomia differenziata e, in ultima analisi, sull’articolo 116, terzo comma, della Costituzione. Un tema che, secondo la Consulta, non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma eventualmente di revisione costituzionale.
All’uscita dalla Corte, Vittorio Angiolini, rappresentante legale del Comitato promotore per il referendum sull’Autonomia differenziata, aveva detto di confidare nelle buone ragioni giuridiche che abbiamo esposto sia nella memoria scritta, sia nella discussione orale.
Il mese scorso, la Consulta si era già pronunciata sulla cosiddetta legge Calderoli, proposta dal governo, evidenziando, per garantire la compatibilità costituzionale, la necessità di apportare correzioni su sette aspetti della legge, che spaziano dai Livelli essenziali di prestazione alle aliquote fiscali. La sentenza di questo ultimo verdetto verrà depositata nei prossimi giorni.
I cinque referendum approvati
La Consulta ha ritenuto ammissibili, invece, i cinque referendum relativi alla cittadinanza per gli extracomunitari, al Jobs Act, all’indennità di licenziamento nelle piccole imprese, ai contratti di lavoro a termine e alla responsabilità solidale del committente negli appalti.