Roma, 7 feb. (Adnkronos) – "La sentenza odierna della Corte sul referendum autonomia segnala anzitutto che, a seguito della sua precedente sentenza demolitoria si erano aperti due buchi enormi: è intervenuta la distinzione tra materie e funzioni per cui solo le seconde si possono devolvere; circa la delega sui cosiddetti Lep come conferma ora la Corte i nuovi criteri non ci sono e quelli vigenti non hanno più efficacia”.
"La Corte esplicita poi anche una duplice cautela che rende difficile l’attuazione ravvicinata dell’autonomia e che torna a delimitarla seriamente anche per le materie che come tali sarebbero non Lep, quelle su cui in particolare il Veneto vorrebbe trattare ora: se la materia come tale sarebbe non Lep, se dentro di essa si ritaglia una funzione che incide sui diritti anche per quella vanno determinati prima i Lep; a ciò si aggiunga il fatto che alla luce di alcuni mutamenti intervenuti, anche in connessione con l’evoluzione dell’ordinamento europeo, su due materie Non Lep non si può devolvere alcunché: il commercio con l’estero e le professioni".
"Resta qui pochissimo su cui trattare in questa fase, forse quasi nulla: 'trasferire specifiche funzioni concernenti alcune materie no-Lep, a condizione che esse non incidano su un diritto civile o sociale e che l’iniziativa regionale sia giustificata alla luce del principio di sussidiarietà. In queste condizioni su cosa si sarebbe votato nel referendum? Dice la Corte: 'Non già su una legge ordinaria modificata da una sentenza di questa Corte, ma a favore o contro il regionalismo differenziato.. una radicale polarizzazione identitaria sull’autonomia differenziata come tale, e in definitiva sull’art. 116, terzo comma, Cost., che non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo di revisione costituzionale'. Una sentenza prevedibile e prevista, ma soprattutto chiarissima".