Le nuove regole europee sulle emissioni di CO2 impongono obiettivi ambiziosi: tra il 20% e il 24% delle vendite deve essere composto da veicoli elettrici. In caso contrario, i produttori devono acquistare crediti di carbonio da aziende come Tesla, leader nel settore delle auto a batteria. Renault, insieme ad altri marchi europei come Stellantis, ha espresso preoccupazione per l’impatto economico e competitivo. Tesla, dal canto suo, ha già accumulato oltre 9 miliardi di dollari dalla vendita di crediti, una cifra destinata a crescere grazie a questo sistema.
Europa divisa: regole che favoriscono Tesla e Cina?
L’acquisto di crediti non riguarda solo Tesla: anche aziende cinesi come Volvo-Geely traggono benefici, con un potenziale guadagno di 300 milioni di euro previsto nei prossimi anni. Questo ha portato europarlamentari come Jens Gieseke a criticare il sistema: «I marchi europei devono scegliere tra finanziare Musk o i produttori cinesi, invece di investire nell’innovazione locale».
La situazione è resa più complessa dalla domanda stagnante di auto elettriche e dai margini ridotti, che rendono la transizione ecologica un rischio per l’intero settore automobilistico europeo.
Renault, grido d’allarme: servono regole più flessibili
L’amministratore delegato di Renault, Luca de Meo, ha chiesto una revisione delle normative per proteggere la competitività dell’industria europea e i posti di lavoro. Senza un intervento da parte della Commissione Europea, il settore rischia di perdere miliardi in sanzioni o crediti di carbonio, con una possibile stima di 6 miliardi di euro solo nel 2024.
Nonostante la crescente pressione da parte dei produttori, l’UE non sembra intenzionata a modificare le regole prima del 2026. Senza flessibilità, la transizione verso l’elettrico potrebbe trasformarsi in un boomerang per il settore e per l’economia europea.