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Austria al voto, estrema destra FPOE in testa in quasi tutti sondaggi

Roma, 18 set. (askanews) – Domenica 29 settembre gli austriaci voteranno per le elezioni legislative, per rieleggere 183 deputati per altri cinque anni. Secondo gli ultimi sondaggi, il Partito della Libertà (FPOE), estrema destra, è dato al 26% dei consensi. Ciò nonostante diventare cancelliere per il suo leader, Herbert Kickl, sarà molto difficile, come spiega Thomas Hofer, politologo:

“Le probabilità che il Partito della Libertà arrivi primo il giorno delle elezioni sono molto maggiori di quelle di ottenere davvero la carica di cancelliere per il signor Kickl. Anche se non lo escluderei del tutto”, afferma in un’intervista ad Afp.

Il Partito della Libertà è in testa in quasi tutti i sondaggi, con un vantaggio di due o tre punti percentuali. Se il governo è stato oggetto di pesanti attacchi negli ultimi due anni, il partito socialdemocratico non ha svolto pienamente il suo ruolo di opposizione. La strategia dell’estrema destra invece è stata vincente:

“Il Partito della Libertà ha fatto un buon lavoro quando si è trattato di sviluppare il proprio messaggio, di tornare ai messaggi principali, che hanno molto a che fare con posizioni contro l’establishment. Sono anche in grado di parlare direttamente con la maggior parte dei loro elettori, quindi senza passare attraverso i media, senza questo filtro critico giornalistico”, aggiunge l’esperto.

Un paio di anni fa, il Partito della Libertà si è concentrato soprattutto sulla questione migratoria, che ancora oggi è forte. A ciò si è aggiunta la questione del Covid e delle misure che sono state molto contestate nel Paese, le critiche alle sanzioni contro la Russia e riguardo alle politiche sul clima.

“Questo progetto di comunicazione bianco o nero ha funzionato molto bene, in un momento molto emotivo anche qui in Austria. Penso che Kickl sia riuscito, anche senza altre forze provenienti dalla destra, a raccogliere molti elettori frustrati che vogliono un grande cambiamento nella politica austriaca”, conclude il politologo Hofer.