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Aumento accise gasolio: le preoccupazioni delle imprese di autotrasporto

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Il Governo sta valutando una revisione del sistema di accise sui carburanti, con particolare attenzione al gasolio

Allineare le accise sui carburanti, portando così quelle del gasolio allo stesso livello di quelle della benzina, sarebbe questa la prossima mossa del Governo. La notizia arriva dal Piano Strutturale di Bilancio, il documento che l’Italia sta preparando per presentarlo all’Unione Europea.

Il possibile aumento delle accise sul gasolio

Ore di polemiche e tensioni in Italia per la possibile revisione delle accise sui carburanti, con particolare attenzione al gasolio.

Secondo l’Unem nell’ipotesi in cui l’allineamento delle aliquote si traducesse nell’equiparazione dell’accisa sul gasolio a quella della benzina, l’effetto sarebbe un aumento dei prezzi del gasolio di 13,5 centesimi di euro al litro, includendo la componente dell’Iva. Questa mossa, dunque, si tradurrebbe in una maggiore spesa per le famiglie di quasi 2 miliardi di euro, 70 euro circa l’anno per ogni singolo nucleo.

Tuttavia, il ministero dell’Economia con una nota ha chiarito che l’eventuale mossa non si tradurrà nel semplice innalzamento delle accise sul gasolio, bensì in una rimodulazione delle due.

La protesta delle imprese di autotrasporto

L’autotrasporto è in agitazione e a spiegare gli eventuali danni, nati dal possibile aumento delle accise, è Hannes Baumgartner, amministratore delegato di Fercam, a Il Sole 24 Ore.

“Nel caso della nostra azienda, il costo del carburante pesa per circa il 30% sui costi totali dell’attività di autotrasporto merci: il personale pesa per il 50% mentre il restante 20% è rappresentato da costi di struttura, spese di manutenzione e altre voci”.

A tal proposito, l’amministratore delegato spiega che nel caso di un rincaro delle accise sul gasolio, l’azienda non avrebbe i margini per assorbire interamente l’aumento e sarebbero costretti a riversare parte dell’aumento sulle tariffe applicate ai clienti. I quali, di conseguenza, trasferirebbero questi aumenti sul prezzo finale di vendita del prodotto, creando così danni al consumatore. I prodotti interessati sono: automotive, vetro, carta, ma anche acqua mirale e pannolini per bebè.