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A partire da gennaio 2025, i pensionati italiani riceveranno un aumento della pensione minima di appena 1,8 euro al mese, passando dagli attuali 614,77 euro a 616,57 euro. Un incremento che basta appena per un caffè, lasciando l’amaro in bocca a milioni di pensionati e alimentando le polemiche politiche.
La misura deriva dal decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 24 novembre, che applica l’adeguamento all’inflazione calcolata dall’Istat per il 2023. Quest’anno, l’indice FOI (al netto dei tabacchi) si è fermato allo 0,8%, una percentuale inferiore all’1% previsto inizialmente, che avrebbe consentito un aumento leggermente più consistente, attorno ai 3 euro.
“Con 1,8 euro non si fa nemmeno la spesa, e il governo continua a mortificare i nostri pensionati,” commenta con amarezza Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi-Cgil.
Governo Meloni, sforzo per l’adeguamento ma inutile
Il governo Meloni, per evitare che le pensioni minime scendessero sotto i 600 euro, ha incluso nella manovra un’addizionale del 2,2%, portando il tasso complessivo di rivalutazione al 3%. Senza questo intervento, le pensioni minime sarebbero addirittura diminuite, arrivando a 598 euro, un rischio definito “inaccettabile” dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti.
Tuttavia, nonostante questo sforzo, l’adeguamento resta largamente insufficiente. “Non possiamo parlare di un vero miglioramento per i pensionati. Questo aumento è solo un palliativo,” ha dichiarato Antonio Tajani, vicepremier e leader di Forza Italia, che continua a spingere per il raggiungimento dell’ambizioso traguardo di 1.000 euro per le pensioni minime, caro a Silvio Berlusconi.
Assegni pensione medi e alti penalizzati
Non va meglio per chi percepisce pensioni superiori al minimo. Tornando al sistema di indicizzazione “a scaglioni” introdotto dal governo Prodi e confermato dall’esecutivo Draghi, l’aumento sarà calcolato su fasce diverse:
- Gli assegni fino a 2.400 euro lordi al mese riceveranno il 100% dell’inflazione, ovvero lo 0,8%.
- La parte tra 2.400 e 3.000 euro sarà rivalutata al 90% dell’inflazione, pari allo 0,72%.
- Gli importi sopra i 3.000 euro recupereranno il 75% dell’inflazione, equivalente allo 0,6%.
Per fare qualche esempio, una pensione lorda da 1.000 euro al mese aumenterà di soli 8 euro, mentre un assegno da 2.500 euro otterrà un incremento di 20 euro. Anche chi percepisce 4.000 euro lordi al mese vedrà un incremento limitato a 30 euro.
Questo mini aumento arriva dopo due anni di tagli pesanti alle pensioni medio-alte. Tra il 2023 e il 2024, il governo ha accumulato 37 miliardi di risparmi netti riducendo gli importi pensionistici. Anche se questi tagli non saranno rinnovati nel 2025, i pensionati colpiti si troveranno con assegni ridotti per sempre.
“È una presa in giro: con l’inflazione reale che erode il potere d’acquisto, gli anziani sono i più penalizzati,” denuncia Loredana De Petris di Alleanza Verdi e Sinistra. Confesercenti ha stimato che l’aumento irrisorio non compenserà minimamente l’aumento del costo della vita, che quest’anno ha pesato soprattutto sui beni alimentari e sui consumi primari.
Manovra di bilancio 2025, verso una revisione?
La partita politica è tutt’altro che chiusa. Con l’apertura della discussione parlamentare sulla manovra il prossimo 9 dicembre, si potrebbe aprire uno spiraglio per aumentare ulteriormente le pensioni minime. Tuttavia, lo scontro interno alla maggioranza, soprattutto tra Forza Italia e Lega, sul possibile taglio del canone Rai, rischia di spostare l’attenzione su altri fronti.
“Ci impegneremo affinché l’aumento sia più dignitoso, almeno 10 euro al mese,” ha promesso Tajani, ma le risorse per un intervento del genere sono ancora incerte.