La Russia è ancora sotto choc dopo l’attentato al Crocus City Hall di Mosca, ma non crede alla rivendicazione dell’Isis K.
Il bilancio delle vittime è salito a 137 morti e 180 feriti.
Attentato Mosca: la Russia non crede alla rivendicazione dell’Isis K
La Russia è ancora sotto choc dopo l’attacco al Crocus City Hall di Mosca, che ha raggiunto il drammatico bilancio di 137 morti e 180 feriti. L’Isis ha rivendicato la strage, diffondendo anche il video dell’azione, ma la Russia non crede alla pista islamica. Sabato 23 marzo, in un discorso televisivo alla nazione, il presidente Vladimir Putin ha ignorato la rivendicazione da parte dell’Isis, parlando di una possibile responsabilità dell’ Ucraina.
Intanto, i quattro arrestati con l’accusa di essere gli autori dell’attentato, sono stati portati nella sede del Comitato investigativo federale a Mosca per gli interrogatori. Sono stati messi in custodia cautelare per due mesi e rischiano l’ergastolo. Nelle immagini i sospettati appaiono in aula gonfi in volto, con lividi e segni di tagli.
Attentato a Mosca: “No comment su rivendicazioni dell’Isis”
Il Cremlino rifiuta di lasciare commenti sulle possibili responsabilità dell’Isis, affermando che le indagini sono in corso.
“State ponendo una domanda relativa all’andamento delle indagini. Noi non commentiamo ciò in alcun modo, non abbiamo il diritto di farlo. Qui, ovviamente, vi esortiamo a fare affidamento sulle informazioni che provengono dalle nostre forze dell’ordine” ha dichiarato Dmitri Peskov, portavoce di Putin, come riportato dalla Tass.
Sui mandanti della strage non si fermano le polemiche tra gli Usa, che credono alla rivendicazione dell’Isis, e Mosca, che dice di trovare sospetta un’assoluzione così veloce di Kiev da parte delle autorità statunitensi.
I media russi hanno fatto sapere che la prossima riunione del Consiglio di Sicurezza sarà dedicata all’attentato di Mosca. Ci sono voci che parlano di una nuova mobilitazione militare per intensificare gli attacchi all’Ucraina o una dichiarazione di guerra formale, ma fonti diplomatiche ritengono improbabile una decisione del genere.