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Attentato a Trump: ci sono state delle falle nella sicurezza?

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Il cecchino che ha sparato a Donald Trump ha agito indisturbato, in tuta mimetica e armato di un fucile semiautomatico

Donald Trump, candidato repubblicano alla presidenza degli Stati Uniti, è stato vittima di un attentato durante una convention in Pennsylvania. L’attentatore, un uomo di 20 anni, in tuta mimetica è riuscito a sparare più colpi con il suo fucile semiautomatico prima di venire ucciso. Il modo in cui l’uomo è riuscito a muoversi indisturbato mostra che ci sono state delle falle nella sicurezza.

Il cecchino ha agito indisturbato

L’area dentro il perimetro di sicurezza era attentamente sorvegliata. Dallo scanner con il metal detector all’impossibilità di portare oggetti quali bottigliette d’acqua e ombrelli. Oltre il perimetro però i controlli erano zero. Per questo il cecchino ha potuto posizionarsi sopra il tetto di un’azienda di imbottigliamento. Nessuno ha pensato di controllare edifici e capannoni circostanti.

Il racconto di un testimone

Un partecipante al comizio afferma di aver visto il presunto tiratore muoversi sui tetti e di aver avvisato la polizia. Racconta: “Era a circa 200-250 metri di distanza dal luogo in cui l’ex presidente repubblicano stava parlando ieri ai suoi sostenitori”. Perché nessuno ha raccolto la sua segnalazione?

I dubbi sul Security Service

Donald Trump era protetto dal Security Service, la principale forma di protezione per gli ex presidenti degli Stati Uniti. Ma Stephen Moore, consigliere senior della campagna di Donald Trump, ha dei dubbi sulla preparazione degli agenti. Afferma: “Dal video sembrava che Trump fosse stato solo sfiorato dal proiettile ma ciò che spaventa tutti noi è che se il proiettile fosse arrivato un pollice più in là rispetto alla sua testa, si sarebbe trattato di un assassinio. Di sicuro Trump ha bisogno di maggiore protezione: ora ci si chiede molto se il Secret Service fossero completamente preparati”.