Nell’immediatezza del tremendo attacco terroristico alla sala concerti di Mosca, era sembrato facile collegare l’accaduto con la guerra in corso in Ucraina, con Kiev che si era però subito dichiarata estranea. In realtà, solo poche ore più tardi, l’attentato è stato rivendicato dall’Isis, ma dalla Russia non tutti si sono mostrati convinti.
Attentato a Mosca: la rivendicazione e le accuse
Lo stesso Vladimir Putin ha impiegato ben tre giorni per ammettere che gli aggressori della sala concerti di Mosca fossero effettivamente radicali islamici. Il presidente russo, però, non ha mai dichiarato la piena innocenza ed estranità ai fatti dell’Ucraina e, un po’ sulla stessa lunghezza d’onda, sono state pronunciate dure affermazioni da parte dei servizi segreti russi.
Attentato a Mosca: le indagini dei servizi segreti russi
“Crediamo che l’azione sia stata preparata sia dagli stessi islamici radicali che, ovviamente, facilitata dai servizi segreti occidentali e che gli stessi servizi segreti ucraini siano direttamente coinvolti” – ha, infatti, dichiarato Alexander Bortnikov, il capo dei servizi di sicurezza russi, citato nelle scorse ore dai media del suo Paese. Per Bortnikov, nonostante le dichiarazioni delle parti interessate, rimane evidente il collegamento tra Kiev e gli Jihadisti. Questo aspetto sarebbe evidenziato anche dal gran numero di stranieri che combattono con le forze ucraine: “Sono nazionalisti, mercenari, islamisti che il Paese porta a combattere contro la Russia” – spiega la ‘Tass’ riportando le parole del capo dei servizi segreti moscoviti.