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Arte e cibo: quel bisogno di raccontare l'identità in un talk al Maxxi

Milano, 9 apr. (askanews) – La relazione tra arte e cibo ha accompagnato l’uomo in tutta la sua evoluzione. La sua rappresentazione artistica è un racconto che va oltre la sua funzione vitale. Ne esprime il valore sociale, culturale, economico. E questo vale per le incisioni rupestri tanto quanto per il Canestro di frutta di Caravaggio o le zuppe di Andy Warhol. Oggi a offrire l’occasione di riflettere su questo legame è Nutella, la storica crema spalmabile Ferrero protagonista per i suoi 60 anni della mostra Joyn al Maxxi di Roma dove la sera dell’8 aprile c’è stato un momento di approfondimento proprio sulla connessione tra creazione di un prodotto alimentare e la creatività di un’artista

“Cibo e arte hanno sono animate da desideri, bisogni e amano entrambe quella che è la convivialità, la condivisione – afferma Chiara Bertini, curatrice del MAXXI – Io credo che Joyn abbia fatto sentire tutti i suoi visitatori, anche un po’ a casa. Tutti hanno avuto l’opportunità di lasciare una propria traccia e quindi prendere il tempo, un po’ come si fa quando si mangia, che ci si siede attorno a un tavolo, anche insieme, si passa del tempo e si lascia poi qualcosa”.

A interrogarsi su questo atavico legame, tra due bisogni primari dell’uomo, cibarsi ed esprimersi, oltre a Chiara Bertini anche la scrittrice e storica dell’arte Paola Buzzini, l’illustratrice Francesca Gastone e il regista Donpasta, scrittore ed esperto di cibo, che di esso ha sottolineato proprio l’aspetto identitario. “Il cibo ha la necessità di essere raccontato, nel senso che è la cosa che facciamo più frequentemente, quindi teoricamente è un fatto quasi quotidiano, banale in certi versi – afferma il regista Daniele De Michele “Donpasta” – però ha a che fare con la nostra identità, con la nostra storia e tutte le cose che hanno a che fare con la storia e l’identità hanno bisogno di essere raccontate”.

Il cibo diventa dunque il mezzo per raccontare se stessi, un linguaggio universale che suscita emozioni, genera bellezza e risveglia ricordi. E in fondo anche Nutella, al di là del suo essere una crema spalmabile alla nocciola, è parte del vissuto di ognuno, un filo rosso che tiene insieme esperienze diverse e comuni: “Io sono cresciuto nel sud e quindi avevo sempre questa grande festa attorno al cibo, per me questa è la cosa più importante, una cosa che ha a che fare con il rito – prosegue il regista – per noi il mangiare era lo stare seduti insieme alla famiglia e chiaramente la Nutella era questo atto di felicità in un certo senso. Era una delle poche cose che entrava all’interno di una cucina che era sempre preparata in casa”.