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Arresti per terrorismo: la rete di proselitismo jihadista in Italia

Arresti per terrorismo legati al proselitismo jihadista in Italia

Un'indagine complessa rivela un'organizzazione dedita al reclutamento jihadista online

Un’operazione dei carabinieri del Ros

Un’operazione condotta dai carabinieri del Ros ha portato all’arresto di cinque giovani, accusati di aver creato un’associazione terroristica dedita al proselitismo jihadista. Tra gli arrestati, una ragazza di 22 anni di Bologna, considerata la leader del gruppo, e altri membri provenienti da diverse città italiane. L’indagine, coordinata dalla Procura di Bologna e dalla Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, ha rivelato un’organizzazione ben strutturata, attiva principalmente online.

Il viaggio in Pakistan e il rientro anticipato

La giovane arrestata aveva recentemente fatto ritorno dal Pakistan, dove si sospetta avesse stabilito contatti con gruppi jihadisti. Il suo rientro in Italia, avvenuto il 13 dicembre, ha coinciso con l’intensificarsi delle indagini. Le autorità hanno scoperto che la ragazza stava pianificando di trasferirsi in Paesi con campi di addestramento jihadisti, dimostrando un chiaro intento di espandere la rete di reclutamento.

Il ruolo di influencer della Jihad

Emergono dettagli inquietanti sul ruolo della 22enne, descritta come un’influencer della Jihad. Utilizzando i social media, la giovane si dedicava alla diffusione di contenuti jihadisti, cercando di attrarre coetanei italiani verso la causa. Le conversazioni tra i membri del gruppo rivelano piani per vivere insieme in Paesi del Centro Africa, dove avrebbero potuto unirsi a formazioni armate. Questo aspetto mette in luce la pericolosità del fenomeno del proselitismo online, che riesce a coinvolgere giovani in ideologie estremiste.

Le conseguenze legali e il futuro dell’indagine

Per la 22enne e gli altri arrestati è previsto un interrogatorio di garanzia, dove dovranno rispondere delle accuse mosse contro di loro. La difesa, rappresentata dall’avvocato Simone Romano, avrà il compito di chiarire la posizione dei suoi assistiti. L’indagine continua, con le autorità che cercano di comprendere l’ampiezza della rete e il numero di potenziali reclutati. Questo caso rappresenta un campanello d’allarme per la sicurezza nazionale, evidenziando la necessità di monitorare attentamente le attività online e i gruppi giovanili.