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Decine di migliaia di argentini si sono riuniti nel cuore di Buenos Aires e in altre città per manifestare contro i tagli imposti dal governo.
Continuano le proteste in Argentina
Il Congresso ha discusso il progetto del presidente Javier Milei di deregolamentare l’economia, rivedere i diritti dei lavoratori e tagliare ampie aree nel settore pubblico per rivitalizzare un Paese che soffre di un’inflazione del 200% e di livelli di povertà del 40%. Ha inoltre annunciato l’intenzione di abolire i tetti agli affitti e di eliminare i sussidi statali sui beni di uso quotidiano. Il piano messo in atto dal governo prevede anche il taglio del 15-20% dei contratti a tempo determinato nel settore pubblico in scadenza a fine marzo.
Gli scontri con la polizia
In piazza sono scesi soprattutto rappresentanti del sindacato dei lavoratori statali (Ate), che si sono raccolti davanti al ministero dell’Economia e alla Casa Rosada, sede del potere esecutivo della politica argentina. Presenti anche numerosi agenti, che hanno cercato di calmare gli animi. Le proteste tuttavia sono sfociate in uno scontro diretto con la polizia. Secondo il segretario generale del sindacato, Rodolfo Aguiar, a Buenos Aires si è verificato uno “spiegamento sproporzionato di agenti“. “Si vede che per reprimere i lavoratori i soldi ci sono” ha aggiunto.
Previsti oltre 15mila licenziamenti
Il progetto varato dal governo Milei prevede il licenziamento di oltre 15mila dipendenti del settore pubblico, il cui contratto scadeva il mese scorso. Tra gli enti maggiormente coinvolti ci sono soprattutto l’Administración Nacional de la Seguridad Social con quasi 2mila licenziamenti e il ministero del Capitale Umano, con circa 1.756. Colpiti anche il ministero dell’Agricoltura e quello del Lavoro.