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Anno giudiziario: domani cerimonia con protesta a Milano, presente La Russa

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Milano, 24 gen. (Adnkronos) - Ci sarà anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, oltre al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e al sindaco di Milano Giuseppe Sala, all'apertura dell'anno giudiziario milanese di domani, sabato 25 gennaio, che, come in tutta Itali...

Milano, 24 gen. (Adnkronos) – Ci sarà anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, oltre al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e al sindaco di Milano Giuseppe Sala, all'apertura dell'anno giudiziario milanese di domani, sabato 25 gennaio, che, come in tutta Italia, vedrà i magistrati protestare contro le riforme costituzionali "che mettono a rischio autonomia e indipendenza". Alle ore 9, è previsto un presidio delle toghe sulla scalinata di Porta Vittoria del Palazzo di Giustizia. Come gesto di dissenso i magistrati indosseranno una coccarda tricolore sulla toga e avranno tra le mani la Costituzione o cartelli di protesta.

"Al momento dell'intervento del rappresentante del Ministero, i magistrati, indossando la toga e la coccarda tricolore oltre che tenendo la Costituzione in mano, abbandoneranno temporaneamente l’aula (uscendo dalle porte laterali), rientrandovi immediatamente al termine di questo intervento, di modo da poter partecipare al resto della cerimonia" sono le direttive decise dall'Anm. A Milano a prendere la parola come rappresentante dell'esecutivo sarà Monica Sarti, capo dell'ispettorato generale del ministero della Giustizia. In rappresentanza del Csm, invece, ci sarà il consigliere Dario Scaletta.

L'auspicio degli organizzatori della protesta, la sezione milanese dell'Anm, è di avere "una massiccia partecipazione di tutte le colleghe e di tutti i colleghi: si tratta di un momento davvero importante, più di tanti altri, nel quale è fondamentale che la magistratura, tutta, si mostri unita e compatta anche agli occhi della cittadinanza, per far comprendere appieno le ragioni della nostra protesta. Se mai le riforme dovessero essere approvate, potremo almeno dire di aver cercato di opporci anziché restare inermi e lamentarci – inutilmente – a cose fatte".