Uno degli amori più famosi e mitizzati della storia è quello che vide protagonisti due eroi del Risorgimento italiano: Giuseppe e Anita Garibaldi.
Come spesso accade, non tutto ciò che ci è stato tramandato corrisponde alla verità dei fatti, ma la natura intensa, passionale e vera di questo legame sentimentale è indubbia: fra i due si instaurò da subito un sodalizio profondo che li avrebbe uniti fino alla prematura e misteriosa scomparsa di lei.
Il 21 Luglio 1839 avvenne l’incontro che avrebbe cambiato le vite di entrambi; mentre era in Sudamerica a combattere a fianco degli indipendentisti del Rio Grande, Garibaldi, durante un’ ispezione nel piccolo centro di Laguna, notò una ragazza dai lunghi capelli neri piangere disperata davanti la porta di un’abitazione; avvicinatosi, le chiese il motivo di quel pianto dirotto e lei rispose che il marito era in punto di morte.
Generosamente Giuseppe le offrì il suo aiuto e fece trasportare il giovane, soldato dell’esercito imperiale ferito in combattimento, in ospedale; durante i due mesi in cui l’eroe italiano andò a trovare la ragazza, essa si innamorò perdutamente di lui al punto da chiedergli di seguirlo abbandonando il marito morente, particolare volutamente e spiegabilmente omesso da Garibaldi nelle sue famose Memorie.
Ana maria de Jesus Ribeiro aveva 18 anni, era analfabeta ma incredibilmente coraggiosa: cavalcava come un’amazzone e maneggiava benissimo la pistola.
Da subito si instaurò tra lei e Giuseppe un vincolo non solo passionale ma anche politico: imbevuti delle stesse idee patriottiche e libertarie, combatterono insieme, l’uno a fianco dell’altra, patendo fame, dolori e stenti.
Il primo figlio della coppia, Menotti, nacque nel Settembre del 1840; dopo il trasferimento della coppia in Uruguay nacquero altri tre figli, ma Anita, rosa dalla gelosia, costrinse il marito a tagliarsi barba e capelli nel tentativo di renderlo meno affascinante agli occhi delle altre donne, che vedeva tutte come potenziali rivali da combattere.
Nel 1847 fecero ritorno in Italia e andarono a vivere a Nizza; con loro abitava Rosa, madre cattolica praticante di Giuseppe, che non vedeva di buon occhio la giovane nuora straniera, soprattutto per via delle sue precedenti nozze.
Tornato in partia, Garibaldi riprese subito a combattere per la Repubblica Romana; tormentata dalla gelosia e dal timore che qualcuna le portasse via il suo José, Anita seguiva il marito ovunque, anche se era incinta, anche se era malata.
Il 2 Luglio 1848 Roma cadde nelle mani dei Francesi e i soldati dovettero fuggire attraverso la Penisola; una donna malata di malaria e incinta era indubbiamente d’intralcio alla fuga e questo apre scenari inquietanti sulla morte della giovane donna.
Il mito vuole che Anita sia morta di stenti fra le braccia dell’amato marito, ma si insinuarono voci maligne che la volevano abbandonata morente in un casolare o addirittura uccisa da chi avrebbe dovuto proteggerla in quanto diventata un peso.
Il suo corpo giacque per circa dieci lunghi anni nelle paludi di Comacchio, dove era morta il 4 Agosto 1848 a soli 27 anni, fin quando la pietà di un sacerdote, don Francesco Buzzacchi, lo ricompose e gli concesse un funerale religioso.
Anita Garibaldi è considerata il simbolo femminile per eccellenza del Risorgimento italiano: sposa fedele e madre amorevole, ma anche donna coraggiosa e impavida.