Roma, 25 set.
(Adnkronos Salute) – "L'antimicrobico resistenza (Amr) è un fenomeno per il quale i batteri diventano resistenti agli antibiotici" disponibili che quindi "non funzionano sull'infezione". Attualmente abbiamo a disposizione "gli antibiotici 'reserve', che" però devono essere utilizzati "con grande parsimonia, soltanto nei casi di estrema necessità". Per questo "servirebbero farmaci innovativi, ma la ricerca di nuove molecole" efficaci in questo tipo di infezioni "è difficile e complessa". Lo ha detto Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit (Società italiana di malattie infettive e tropicali) e professore emerito di Malattie infettive all'Università degli Studi di Roma Tor Vergata, partecipando al talk 'Antimicrobico resistenza.
La sfida di investire in ricerca', disponibile nei canali web e social di Adnkronos.
L'Amr "è un problema enorme perché", se non si inverte la tendenza, "si calcola che nel 2050 diventerà la prima causa di morte" a livello mondiale, "con più di 8 milioni di decessi all'anno correlati e almeno 2 milioni direttamente dovuti all'Amr – continua Andreoni – E' un fenomeno pandemico, perché riguarda tutto il mondo. Evidentemente dobbiamo cercare di sforzarci per creare nuove strategie per combattere questo fenomeno".
Attualmente però "abbiamo solo 5 antibiotici reserve. Chiaramente ne abbiamo bisogno di altri che ci permettano di superare questo problema, anche perché già oggi ci sono dei germi resistenti anche agli antibiotici reserve. La ricerca, sotto questo aspetto, ci deve dare nuove armi. Ma si tratta di una sfida" molto grande, sottolinea, "perché trovare una molecola che sia efficace contro i germi multiresistenti ai tanti antibiotici che abbiamo è un lavoro di ricerca molto complicato e molto difficile".
A rendere ancora più in salata l'arrivo di nuovi farmaci c'è anche il fatto che, "una volta sviluppato, l'antibiotico efficace in classe reserve", a differenza di quello che accade con altri farmaci, "non può essere largamente utilizzato, ma deve essere conservato il più possibile" per evitare che diventi inefficace. Chiaramente "un tale contesto disincentiva molto le industrie farmaceutiche a fare questa ricerca. Di qui la necessità di trovare soluzioni che invece motivino la ricerca in questo ambito".
La lotta all'antibiotico-resistenza "è prioritaria a livello di sanità pubblica mondiale", rimarca Andreoni. L'argomento è infatti all'attenzione del G7 in programma ad Ancona i primi giorni di ottobre. "L'obiettivo è capire come i diversi Stati stanno affrontando questa tematica per trovare delle nuove soluzioni. In questo senso, soprattutto l'Italia si deve adoperare molto – sottolinea il professore – In Europa è infatti il Paese con il più alto tasso di germi multiresistenti, con uno tra i più alti tassi di infezione correlati a germi multiresistenti negli ospedali e anche con il più alto tasso di inappropriatezza sull'uso degli antibiotici.
Per questo – conclude – è fondamentale trovare delle soluzioni condivise con tutti gli altri Paesi".