La procura di Roma continua a indagare per comprendere se la diagnosi e le successive cure legate a delle metastasi al cervello che l’autopsia ha rivelato non ci fossero abbiano accelerato il decesso del giornalista Andrea Purgatori. E, dopo i primi due medici, ne sono stati aggiunti altri due nel registro degli indagati.
Una morte avvolta nel mistero
La morte di Andrea Purgatori era inizialmente avvolta nel mistero e proprio durante le prime ore si era parlato di metastasi al cervello che, in seguito, l’autopsia ha smentito, rivelando come il decesso fosse avvenuto a causa di un’infezione cardiaca. Stando alle ipotesi degli inquirenti, la mancata diagnosi di questo male avrebbe avuto un ruolo sulla sua scomparsa.
A suggerirlo sono stati i familiari che hanno sottolineato come le sedute di radioterapia a cui il giornalista si sottoponeva per curare le metastasi cerebrali che forse nemmeno esistevano, avrebbero peggiorato il suo stato di salute e, infine, favorendo anche l’infezione cardiaca che lo ha portato alla morte e che è stata anche diagnosticata troppo tardi.
I medici indagati
I primi due medici ad essere entrati nel registro degli indagati sono stati Gianfranco Gualdi, che ha diagnosticato queste metastasi forse inesistenti, ed il suo assistente Claudio Di Biasi. Di recente in questa lista sono stati aggiunti due altri nomi, ovvero Maria Chiara Colaiacomo, che fa parte dell’équipe di Gualdi, e il cardiologo Guido Laudani.