È diventata definitiva la condanna di Amanda Knox per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba, in merito all’omicidio di Meredith Kercher, avvenuto a Perugia nel novembre 2007. La decisione è stata presa dai magistrati della prima Sezione della Corte di Cassazione.
Amanda Knox, sentenza definitiva: Cassazione conferma i 3 anni per calunnia
Secondo l’accusa, Amanda Knox ha accusato Patrick Lumumba, pur sapendo della sua innocenza, di essere l’autore dell’accoltellamento della giovane cittadina britannica. La sentenza, confermata dai giudici della prima Sezione della Corte di Cassazione, ha reso definitiva la condanna a tre anni di carcere, una pena che l’americana ha già scontato.
“Sono molto soddisfatto perché Amanda ha sbagliato e questa condanna la deve accompagnare per tutta la vita. Me lo sentivo e saluto con grande onore la giustizia italiana”, queste le parole di Lumumba dopo la lettura della sentenza.
L’avvocato dell’uomo, Carlo Pacelli, ha dichiarato che, dopo la povera Meredith, Lumumba rappresenta la seconda vittima di questa vicenda giudiziaria.
La condanna a carico di Amanda Knox era stata emessa lo scorso giugno dalla Corte d’appello di Firenze. Il processo d’appello era stato avviato dopo che la Cassazione aveva accolto il ricorso della difesa di Knox contro la sentenza di primo grado, basandosi su una decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo che aveva rilevato la violazione del diritto di difesa della giovane durante l’interrogatorio in questura, in cui accusò Lumumba.
Le accuse erano contenute in un memoriale scritto dalla studentessa americana il 6 novembre 2007, cinque giorni dopo l’omicidio. A causa di queste, Lumumba fu arrestato e rimase in prigione per 14 giorni prima di essere scagionato, grazie anche alla testimonianza di un professore svizzero che confermò di trovarsi nel suo pub quella sera.
Il commento della difesa di Amanda Knox
“È una sentenza totalmente inaspettata per noi e ingiusta per Amanda, siamo increduli. Leggeremo le motivazioni”. Hanno dichiarato gli avvocati Luca Luparia Donati e Carlo Dalla Vedova, difensori di Amanda Knox, commentando la decisione della Cassazione.