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Alluvione nelle Marche: i disastri del fiume Misa avrebbero potuto essere limitati?

Alluvione Marche

Gli interventi sul fiume Misa erano stati segnalati come "urgenti e prioritari" già nel 2009. Aperta un'inchiesta per omicidio colposo.

Il fiume Misa nella notte del 15 settembre 2022 è esondato in più punti a causa della bomba d’acqua caduta sulle Marche, causando 11 morti e una serie di ingenti danni.

Gli interventi sul fiume Misa urgenti già nel 2009

A detta degli esperti, l’alluvione nelle Marche avrebbe potuto essere limitata con l’innalzamento degli argini e la realizzazione di casse di espansione, interventi indicati come “urgenti e prioritari” già in alcuni documenti datati 2009 e tornati alla ribalta nel 2014 con l’alluvione di Sinigallia e i decessi e i danni che anch’essa provocò.

In quell’occasione vennero stanziati i primi fondi necessari ai lavori. Matteo Renzi, all’epoca presidente del Consiglio, aveva visitato Sinigallia e annunciato che c’erano i soldi (45 milioni) per la cassa di espansione, che avrebbe ridotto la portata di piena del Misa. Anche il progetto era già pronto. “Trovo incredibile che questa opera non sia stata fatta per ritardi burocratici”, ha dichiarato Renzi dopo l’alluvione del 2022.

Nel 2018, vennero bandite due gare di appalto per la manutenzione del fiume, ma un anno e mezzo dopo il progetto venne bloccato per problemi sulle procedure di Via (Valutazione di impatto ambientale).

Nel 2021, la Regione Marche rimodulò il finanziamento con un nuovo progetto esecutivo curato dal Genio civile per non perdere uno stanziamento superiore a 900mila euro. Ad aprile venne quindi aperto il cantiere le vasche di espansione in zona Bettolelle a Senigallia, proprio dove nel 2022 un uomo è morto. Gli appalti finirono sotto la lente della Procura di Ancona, che arrestò dei funzionari pubblici e degli imprenditori provati per una turbativa privata. L’inchiesta è ancora in corso.

Aperta una nuova inchiesta per l’alluvione nelle Marche

Nel 2022, la Procura di Ancora ha aperto un fascicolo per la nuova alluvione a carico di ignoti con l’accusa di omicidio colposo plurimo e inondazione colposa. Due i filoni su cui indagare:

  • l’allertamento della popolazione, mancato perché i bollettini meteo non segnalavano alcun pericolo. La Protezione civile della regione ha parlato di “un fenomeno meteo impossibile da prevedere nella sua intensità e sviluppo con le attuali conoscenze disponibili”
  • le eventuali responsabilità e negligenze relative alla manutenzione dei corsi d’acqua. Il sindaco di Sinigallia, Massimo Olivetti, ha dichiarato che “in tanti anni è stato fatto troppo poco“. “Nel 2015 abbiamo fatto un lavoro di ricognizione delle risorse, mettendo insieme quelle delle province, statali, regionali e anche fondi europei, non abbiamo mai tolto un euro per quell’intervento, anzi li abbiamo aggiunti. Ma la verità è che in Italia è impossibile fare lavori, c’è troppa burocrazia“, ha spiegato l’ex presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli

“Necessario un piano straordinario per la sicurezza del territorio”

“Siamo qui solo da 20 mesi. Stiamo portando avanti tanti progetti per il territorio. Ma servono tempo e risorse: per questo porteremo all’attenzione della Conferenza delle regioni e del governo l’esigenza di un piano straordinario per la sicurezza del territorio“, ha detto Francesco Acquaroli, presidente della Regione Marche, in un’intervista al Corriere della Sera.

“Il cambiamento climatico è ora una durissima realtà”, ha evidenziato Acquaroli, che ha poi risposto alle accuse rivolte dagli avversari al centrodestra di negare il problema: “Chi lo dice? Come si fa a essere negazionisti su questo. Non abbiamo mai tagliato i fondi alla manutenzione del fiume Misa. Ma chi potrebbe negare risorse a un’emergenza straordinaria come questa?”

Acquaroli ha spiegato che i lavori non sono stati fatti perché “il Misa ha bisogno di un progetto complessivo che costa più di 100 milioni. Lo stiamo realizzando e lo potenzieremo. Come abbiamo fatto per la tutela del territorio: finanziando interventi per un ammontare superiore ai 5 anni precedenti”.

Serve una programmazione straordinaria nazionale. È un problema che riguarda il Paese. Nelle Marche ci sono 12 fiumi, con valli strette e perpendicolari all’Appennino. La regione non ha le risorse, la manutenzione non si fa con le idee”, ha concluso Acquaroli.