Una grave siccità ha colpito la Sicilia in questi ultimi cinque mesi e la situazione è talmente seria da aver costretto le autorità ad estendere il razionamento di acqua potabile a quasi tutte le province del territorio.
Il piano messo in campo porterebbe ad una limitazione del 45 per cento per quanto riguarda l’erogazione dell’acqua nei comuni.
Una lunga lista di province
La Regione Sicilia ha dato il via ad un piano di razionamento per l’acqua potabile che interessa 160 comuni su 391 e riguarda le province di Agrigento, Caltanissetta, Palermo e Trapani. Non è la prima volta che la Sicilia si vede costretta a combattere la siccità e infatti la regione, insieme a molte altre del sud, si è ormai organizzata per riuscire a limitare i disagi.
Uno dei metodi più utilizzati è quello di utilizzare laghi e costruire bacini artificiali in modo tale da conservare l’acqua. Peccato che l’emergenza questa volta è tale da aver messo in crisi anche questo sistema che, in passato, era sempre riuscito ad affrontare qualsiasi avversità. Stando a quanto riportato, l’acqua custodita ha raggiunto un livello molto basso, talmente tanto da non essere mai stato raggiunto in passato.
L’inizio della crisi
Già nel mese di gennaio la siccità aveva dato non pochi problemi alla regione colpendo principalmente 39 comuni che prelevavano le loro riserve di acqua potabile da un lago artificiale, l’invaso di Fanaco. Per affrontare la crisi Siciliacque, società che gestisce i servizi idrici della regione, aveva ridotto la portata delle forniture del 10 e in alcuni casi del 15 per cento.
Mentre ad inizio febbraio Renato Schifani, il presidente della regione, si era visto costretto ad annunciare lo stato di calamità naturale su tutto il territorio.
Al momento invece la situazione più grave sembra riguardare il lago di Lentini, ma nemmeno in altre parti sembrano passarsela meglio. Ad esempio il bacino della diga di Rosamarina di Caccamo ha raggiunto 12 milioni di metri cubi di acqua, che è solo il 16 per cento della sua portata massima.