Allarme Cesvi: "A Gaza 90% dei bambini si ammala per l'acqua sporca"

Roma, 2 ott. (askanews) - "Un'emergenza senza precedenti, dove non c'è alcun rispetto per i civili. Cibo, acqua e beni di prima necessità sono quasi introvabili; le disastrose condizioni igieniche causano infezioni letali, anche tra i bambini. Inoltre, è quasi impossibile portare i necessari aiut...

Roma, 2 ott.

(askanews) – “Un’emergenza senza precedenti, dove non c’è alcun rispetto per i civili. Cibo, acqua e beni di prima necessità sono quasi introvabili; le disastrose condizioni igieniche causano infezioni letali, anche tra i bambini. Inoltre, è quasi impossibile portare i necessari aiuti alla popolazione”: a lanciare l’allarme per la situazione catastrofica nella Striscia di Gaza è Cesvi, una delle poche organizzazioni umanitarie italiane che negli ultimi 12 mesi è riuscita a rimanere sul campo.

Nell’ultimo anno le condizioni della popolazione della Striscia sono rapidamente precipitate, ha spiegato l’organizzazione, denunciando che 4 famiglie su 5 non hanno accesso all’acqua potabile, il 96% della popolazione soffre la fame e il 90% dei bambini sotto i cinque anni ha malattie causate dall’acqua contaminata.

Quella dell’acqua potabile è una delle emergenze più acute al momento. Gli ordini di evacuazione in estate hanno provocato la perdita di accesso a 15 dei 18 pozzi di acqua sotterranea a Deir al-Balah.

Attualmente, si riesce a garantire solo il 30% della capacità idrica potenziale di Gaza.

“Le famiglie bevono acqua contaminata con gravi conseguenze sanitarie”, ha dichiarato il vicedirettore generale di Cesvi, Roberto Vignola, spiegando che “il 90% dei bambini sotto i cinque anni soffre di malattie diarroiche o di altre patologie causate dall’acqua sporca”. “A questo – ha sottolineato – si somma la mancanza di articoli per l’igiene e i prezzi esorbitanti dei pochi che sono reperibili: a luglio, il prezzo del sapone è aumentato del 1.177%”.

Fondazione Cesvi quest’estate ha distribuito giornalmente 50 mila litri d’acqua potabile a diversi accampamenti di sfollati (nelle zone di Gaza City, North Gaza, Khan Younis e Deir el-Balah), raggiungendo circa 129 mila persone. Cesvi ha dotato, inoltre, 7 accampamenti (a Khan Younis e Deir el-Balah) di altrettante cisterne da 1.500 litri.

Alla carenza di acqua, si aggiunge la gravissima crisi alimentare: circa il 96% della popolazione di Gaza, pari a 2,15 milioni di persone, affronta alti livelli di insicurezza alimentare acuta.

Quasi mezzo milione di persone (495mila, 22% della popolazione) sperimentano fame estrema.

A fronte di questa emergenza, è consentito l’ingresso solo a 22 operatori umanitari a settimana. “I camion con gli aiuti vengono inoltre tenuti fermi ai valichi di ingresso per giorni, in alcuni casi per settimane”, ha concluso l’organizzazione. “L’83% del cibo necessario per la popolazione non riesce ad arrivare nella Striscia”.