Aveva 38 anni. Alessandro Coatti. Biologo molecolare. Una mente brillante, di quelle che fanno strada. E che, invece, ha trovato la morte in un modo che fa venire i brividi.
Alessandro Coatti ucciso in Colombia: chi era il ricercatore italiano trovato a pezzi
Colombia, Santa Marta. Una città affacciata sul mar dei Caraibi. Un posto che sembra uscito da una cartolina, e che invece diventa teatro di un delitto feroce. Il corpo di Alessandro viene ritrovato a pezzi. La testa. Le braccia. I piedi. Dentro una valigia. Abbandonata nei pressi dello stadio. A trovarla sono dei bambini. Sì, dei bambini.
Il resto – il tronco – spunta fuori più tardi, in un’altra zona della città. Un dettaglio macabro che aggiunge solo dolore. E domande.
Chi era Alessandro Coatti, il biologo ucciso in Colombia? Originario di Portomaggiore, Ferrara. Laureato alla Normale di Pisa. Specializzazione in Germania, al Max Planck. Poi Londra. Dieci anni alla Royal Society of Biology. Ricercatore, poi responsabile. Un uomo che viveva di scienza, e per la scienza. Uno che parlava alle istituzioni, presentava progetti al Parlamento britannico. Uno che si firmava “Ale”, con naturalezza.
Chi era Alessandro Coatti, il biologo italiano e perchè si trovava in Colombia?
Ma perché si trovava in Colombia? A quanto pare, dopo una lunga esperienza professionale, aveva deciso di prendersi del tempo. Per sé. Per viaggiare. Era stato in Ecuador, poi in Perù, in Bolivia. Alla scoperta del Sudamerica. Un sogno, forse. Che si è trasformato in un incubo.
Alloggiava in una pensione nel centro di Santa Marta. Aveva chiesto più volte informazioni per Minca, un paesino immerso nel verde. Un tempo territorio paramilitare, oggi meta di escursionisti e amanti della natura. Ci voleva andare, ci pensava spesso. Forse, ci era già stato.
Sabato sera. Esce. Si dirige verso una discoteca. Le ultime ore della sua vita si perdono lì. Tra musica, alcol, gente. E poi più nulla.
La polizia colombiana ha identificato il corpo grazie a un braccialetto d’albergo. L’autopsia, ora, potrebbe dare qualche risposta in più. Ma il mistero resta. E fa paura.
Il sindaco ha messo una taglia: 50 milioni di pesos per chi aiuterà le indagini. “Qui i criminali non devono sentirsi al sicuro”, ha scritto.
Intanto l’ambasciata italiana è in contatto con la famiglia. La Procura di Roma ha aperto un’indagine. Omicidio. Coordinata da Francesco Lo Voi.
E in tutto questo, rimane solo una certezza. Ale non c’è più. E il modo in cui se n’è andato lascia un vuoto e molti interrogativi. Almeno per il momento.