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La Siria è nuovamente teatro di un drammatico sviluppo: le forze jihadiste filo-turche hanno preso il controllo di gran parte di Aleppo, città simbolo e patrimonio mondiale dell’UNESCO. Questo inaspettato evento segna un ulteriore capitolo nella guerra siriana, sconvolgendo gli equilibri regionali già estremamente fragili.
Aleppo, cos’è successo
Per oltre otto anni, Aleppo è rimasta sotto il controllo del governo siriano, grazie al sostegno militare della Russia e dell’Iran. Tuttavia, le forze ribelli hanno sfondato le difese governative sugli assi di Hamdaniyya, Nuova Aleppo e Zahra, occupando circa 400 chilometri quadrati della città e delle aree limitrofe. Tra le conquiste strategiche dei ribelli figura l’aeroporto internazionale di Aleppo, ora nelle mani delle forze curdo-siriane, alleate del PKK, che hanno approfittato del ritiro delle truppe iraniane e governative.
Guerra in Siria, ultimi sviluppi, i russi bombardano i jihadisti
L’esercito siriano ha confermato che le forze anti-regime hanno lanciato un vasto attacco, coinvolgendo più di 100 chilometri di fronti tra Aleppo e Idlib. Nei violenti scontri, decine di soldati siriani sono stati uccisi. La risposta non si è fatta attendere: l’aeronautica russa è intervenuta con raid aerei su Aleppo, i primi dal 2016, colpendo obiettivi jihadisti.
L’avanzata dei ribelli ha provocato una nuova ondata di sofferenza per i civili. Decine di migliaia di persone sono in fuga verso le zone rurali di Idlib, con l’ONU che stima almeno 15.000 sfollati solo nelle prime ore dell’offensiva. La situazione umanitaria è aggravata dai raid aerei e dai bombardamenti, che hanno già causato la morte di 16 civili ad Aleppo e altri in zone circostanti. Le vittime includono quattro studenti della città universitaria, colpita dall’artiglieria ribelle.
Geopolitica e tensioni regionali
La crisi di Aleppo ha acceso allarme in tutta la regione. Le forze israeliane temono che la situazione possa rafforzare il trasferimento di armi dall’Iran a gruppi come Hezbollah, aumentando la minaccia alla sicurezza nel Libano e in Israele. La Turchia, principale sostenitore dei ribelli jihadisti, ha chiesto a Mosca e Damasco di cessare i bombardamenti.
Mosca, dal canto suo, ha condannato l’offensiva dei miliziani filo-turchi, ribadendo la necessità di preservare la sovranità della Siria e invitando Damasco a ristabilire il controllo. Intanto, il governo siriano, sostenuto dall’Iran, ha annunciato di aver eliminato centinaia di terroristi, ma le sue forze appaiono in ritirata.
ONU ordina evacuazione internazionale
In questa situazione di caos, l’ONU ha iniziato a evacuare il proprio personale da Aleppo verso Damasco. Tra i primi evacuati ci sono alcuni italiani, tra cui doppi cittadini e religiosi. L’ambasciatore italiano in Siria, Stefano Ravagnan, è in contatto con le autorità locali per garantire la sicurezza dei connazionali e degli operatori rimasti in città.
L’offensiva jihadista ad Aleppo potrebbe segnare un punto di svolta nel conflitto siriano. La città, simbolo della resistenza governativa, sembra ora incapace di opporre resistenza significativa. Il capo delle milizie ribelli, Abu Muhammad Jolani, ha invitato i suoi combattenti a rispettare i civili di tutte le confessioni religiose, ma tra gli abitanti della città prevalgono paura e incertezza.
Con l’autostrada Damasco-Aleppo interrotta e la campagna circostante ormai sotto il controllo ribelle, il governo siriano deve affrontare non solo una crisi militare, ma anche una crescente pressione internazionale per stabilizzare una situazione che rischia di innescare un nuovo esodo di massa e un effetto domino in tutta la regione.