Al Teatro Duse di Bologna il sipario è già un'opera d'arte

Bologna, 5 nov. (askanews) - Il buio, poco prima che si alzi il sipario. E il silenzio, accompagna gli istanti che precedono l'inizio di uno spettacolo. "Silenzio" è anche l'opera realizzata da Lorenzo Puglisi che sarà esposta al pubblico del Teatro Duse di Bologna per la stagione 2024/25 nell'amb...

Bologna, 5 nov.

(askanews) – Il buio, poco prima che si alzi il sipario. E il silenzio, accompagna gli istanti che precedono l’inizio di uno spettacolo. “Silenzio” è anche l’opera realizzata da Lorenzo Puglisi che sarà esposta al pubblico del Teatro Duse di Bologna per la stagione 2024/25 nell’ambito della collaborazione con il Teatro Carrara di Firenze che ha promosso la collezione Sipario d’Autore e raccoglie i sipari firmati dai grandi artisti dell’arte contemporanea italiana.

“C’è molta oscurità dentro i miei dipinti e la parte luminosa è più rarefatta – spiega Lorenzo Puglisi -. La grande dimensione permette di avvicinare un’intensità maggiore. Poter far fare un lavoro su un sipario 6 metri per 12 metri è eccezionale”.

Il sipario stesso è già spettacolo e apparizione. In quest’opera è di fatto emersione da una notte densa e impenetrabile di una lontana traccia dell’Annunciazione di Tintoretto di cui si scorgono soltanto i volti e le mani dell’angelo e della Vergine, colti nell’immediatezza dell’azione, vibrante e immobile allo stesso tempo.

“E’ il momento più importante – prosegue l’artista -, è il momento che preannuncia e precede qualcosa di straordinario che è l’inizio della rappresentazione teatrale, del momento di raccoglimento prima di un lavoro musicale o teatrale. Un momento di grande intensità dell’azione umana”.

Lo storico palcoscenico bolognese ha già accolto i sipari di Accardi, Mondino, Mainolfi, De Maria e Plessi. La grande tela d’autore quest’anno la firma Puglisi, il più giovane tra gli autori esposti nelle dodici sale della collezione degli Autoritratti delle Gallerie degli Uffizi.

“Non mi ricordo più i giorni che abbiamo speso – dice Puglisi -, mi ricordo solo lo stupore quando abbiamo sollevato questo drappo di velluto meraviglioso e la cosa in qualche modo funzionava. Questa annunciazione, questo istante in cui si riceve qualcosa di nuovo e di inaspettato era lì che mi guardava con la forza e l’intensità dell’azione non solo la monumentalità e la grandezza della dimensione fisica”.