Affitti brevi, allerta terrorismo: addio a keybox e self check-in

Il Ministero dell’Interno vieta keybox e check-in automatizzato per motivi di sicurezza pubblica. Obbligo di identificazione fisica per i gestori, con impatti su Airbnb e la sharing economy.

Nel mondo sempre più smart degli affitti brevi, che di recente, per numero di pernottamenti, ha superato il settore alberghiero, arriva una notizia che farà storcere il naso a molti gestori e turisti: il Ministero dell’Interno ha deciso di dire addio alle keybox e al check-in automatizzato.

La circolare, firmata dal capo della Polizia Vittorio Pisani, obbliga i gestori a incontrare fisicamente gli ospiti per verificarne l’identità. Una stretta che punta a rafforzare la sicurezza, soprattutto in vista di grandi eventi come il Giubileo 2025, che attirerà milioni di turisti in Italia.

Keybox, cos’è e come funziona

Le keybox, amatissime per la loro praticità, permettono agli ospiti di accedere agli alloggi con un semplicecodice, eliminando la necessità di incontrare i proprietari.

Ma proprio questa semplicità è finita sotto la lente del Viminale: l’identificazione remota, infatti, non garantisce che chi occupa l’alloggio sia effettivamente la persona che ha inviato i documenti. Il rischio? Che le abitazioni vengano utilizzate da individui con generalità non registrate, alimentando problematiche di sicurezza.

La stretta prevede quindi:

  • Identificazione di persona, con verifica della corrispondenza tra documenti e individui.
  • Comunicazione immediata dei dati degli ospiti alle questure competenti.

Per il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, “questo modello va superato” poiché non conforme alla normativa che impone un controllo reale sull’identità degli ospiti.

Turismo, allerta terrorismo in Italia?

In un periodo di alta allerta internazionale, il check-in automatizzato è visto come una falla nella sicurezzapubblica. Secondo il Ministero dell’Interno, il rischio è che gli alloggi vengano sfruttati per attività criminali o terroristiche. La misura è quindi anche un deterrente in vista di eventi di portata mondiale, come il Giubileo, che vedranno l’Italia al centro dell’attenzione globale.

La decisione ha scatenato un dibattito tra istituzioni e operatori del settore:

  • Governo e istituzioni: La ministra del Turismo Daniela Santanchè si è schierata a favore, sottolineando che la misura “garantisce un’esperienza turistica serena”.

  • Piattaforme come Airbnb: Durante l’assemblea Anci, Airbnb ha dichiarato di voler collaborare con le città italiane per favorire ospitalità più controllate, pur esprimendo perplessità sulle criticità per il settore.
  • Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi (AIGAB): L’AIGAB, pur accogliendo favorevolmente i controlli contro l’abusivismo, ha definito l’obbligo di riconoscimento fisico un passo indietro, evidenziando che molti gestori utilizzano già tecnologie avanzate, come tracciamento biometrico e codici OTP, comparabili ai sistemi di sicurezza bancaria.

Affitti brevi, quanto si guadagna

Gli affitti brevi rappresentano un pilastro del turismo italiano, con oltre 608.000 alloggi registrati nel 2023. La Toscana domina con 78.000 annunci, seguita da regioni e città d’arte. Il comparto genera un giro d’affari di 3 miliardi di euroe contribuisce con 167,6 milioni di euro di imposta di soggiorno.

Tuttavia, con l’addio alle keybox e l’obbligo di check-in fisico, il settore rischia di vedere una battuta d’arresto nella sua evoluzione tecnologica, sollevando interrogativi sul futuro della sharing economy in Italia.

Il Ministero dell’Interno sembra voler riportare gli affitti brevi “alle origini”, eliminando l’automatizzazione che li aveva resi così popolari. La domanda ora è: il ritorno al check-in tradizionale rappresenterà una vera soluzione per la sicurezza o solo un ulteriore ostacolo per gestori e turisti? Nel frattempo, le keybox sembrano destinate a diventare un ricordo del passato.