Roma, 18 gen.
(Adnkronos Salute) – Nonostante il finanziamento del Servizio sanitario nazionale sia passato dai circa 114 miliardi di euro del 2019 agli oltre 124 miliardi del 2022, per arrivare ai 134 miliardi del 2024, il livello di rinuncia alle cure dei cittadini che ne avrebbero avuto necessità nel 2022 (dati Istat) è peggiorato rispetto al periodo pre-pandemia: dal 6,3% del 2019 si è passati al 7% del 2022 (+0,7%). Rilevanti anche le differenze regionali nel 2022: si passa dal 12,3% di rinuncia alle cure della Sardegna al 9,6% del Piemonte, per scendere fino al 4,7% della Campania.
A preoccupare, inoltre, è il fatto che questo indicatore dell'assistenza sanitaria, come molti altri, ad oggi non vengono utilizzati dal ministero della Salute per verificare le performance delle Regioni nella capacità di garantire concretamente i Livelli essenziali di assistenza sanitaria ai cittadini. Stiamo parlando del Nuovo sistema di garanzia dei Lea, un sistema di monitoraggio e valutazione dell'operato delle Regioni, utilizzato dal ministero della Salute per assegnare ogni anno il 'punteggio Lea' funzionale anche all'erogazione di una parte del fondo sanitario nazionale.
E' la fotografia scattata da Salutequità nell'ultimo report 'Valutare bene per garantire equità. Raccomandazioni per l'equità nel Nuovo sistema di garanzia (Nsg) dei Livelli essenziali di assistenza'.
Il rapporto è stato presentato oggi a Roma nel corso di un seminario nazionale di confronto alla presenza di molteplici stakeholder, esperti e decisori, con l'obiettivo di rendere il diritto alla salute sempre più effettivo ed esigibile in tutte le Regioni. Approvato nel 2019, il Nsg dei Lea è entrato in vigore nel 2020, ma i suoi indicatori oggi sono troppo pochi – si legge nel documento – e deboli, e questo lo rende già vecchio e superato dalla realtà dei fatti: su 88 indicatori, solo 22 (un quarto) concorrono all'assegnazione del punteggio alle Regioni (indicatori 'core').
Per questo Salutequità ha realizzato sull'argomento il suo secondo report, messo a punto insieme a 15 tra associazioni pazienti, società scientifiche, manager di strutture sanitarie, professionisti sanitari – Aiop, Aisc, Aism, Amd, Amici, Apiafco, Apmarr, Card, Diabete Italia, Federsanità Anci, Fimmg, Fnopi, Sifo, Sit, Uniamo – e realizzato grazie al contributo non condizionato del Gruppo Servier in Italia.
"Il Nsg – afferma Tonino Aceti, presidente di Salutequità – dovrebbe essere uno strumento flessibile capace di adattarsi costantemente alle priorità di salute dei cittadini e a quelle di politica sanitaria del Ssn, che sono in continua evoluzione, a partire dalle innovazioni previste dal Pnrr, dal Dm 77/2022 e dal decreto tariffe dei nuovi Lea.
Questo vuol dire poter contare su un sistema dinamico di aggiornamento degli indicatori, oggi inadeguati a misurare la realtà vissuta dai cittadini, oltreché relativi ad un Ssn del periodo pre-pandemico". L'obiettivo del lavoro è "proporre raccomandazioni condivise per perfezionare e ammodernare il Nuovo sistema di garanzia dei Lea, in un'ottica di maggiore equità di accesso all'assistenza sanitaria. Senza maggiori e migliori controlli sull'assistenza erogata dalle Regioni, a fronte dei miliardi di euro stanziati per il Ssn – avverte Aceti – non si va da nessuna parte.
Senza contare che le ipotesi di assegnare più autonomia alle Regioni, non prevedendo contestualmente un rafforzamento del ruolo di controllo dello Stato a garanzia dell'unitarietà del Ssn, rischiano di acuire ulteriormente le rilevanti disuguaglianze che esistono".