L’abrogazione del reato di abuso d’ufficio rappresenta una decisione storica, poiché la norma esisteva da 205 anni, risalendo al periodo del Regno delle Due Sicilie, con l’intento di tutelare i cittadini dalle prevaricazioni delle autorità pubbliche. Come cambierà il futuro a seguito di questa decisione?
Abrogato l’abuso d’ufficio
Con l’abrogazione dell’articolo 323 del codice penale il 25 agosto scorso, sono state annullate 3.600 condanne, e la normativa è ora sotto esame della Corte Costituzionale e dell’Unione Europea. Il reato, che nel tempo aveva subito modifiche per ridurre il suo ambito di applicazione, non punisce più molte delle situazioni che in passato erano considerate abuso d’ufficio, come l’affidamento di un concorso universitario a una studentessa favorita o un funzionario pubblico che favorisce un parente.
In due secoli di storia, il reato di abuso d’ufficio ha subito modifiche significative, nel 1990 (governo Andreotti VI), nel 1997 (governo Prodi), nel 2012 (governo Monti) e nel 2020 (governo Conte 2). Tali interventi avevano l’obiettivo di ridurre la discrezionalità dei magistrati e semplificare il lavoro degli amministratori pubblici.
Abrogato l’abuso d’ufficio: cosa cambia?
A partire dal 25 agosto, i concorsi universitari truccati, i conflitti di interesse e altri casi precedentemente puniti ora non sono più reati, creando un vuoto normativo che i sostenitori dell’abrogazione ritengono compensato da altri reati come corruzione e peculato.
La Corte Costituzionale e l’Unione Europea dovranno ora valutare la compatibilità di questa abrogazione con i principi costituzionali e gli obblighi internazionali. Se l’Unione Europea approvasse una nuova direttiva, l’Italia potrebbe essere costretta a reintrodurre il reato di abuso d’ufficio.