Roma, 21 mag. (Adnkronos Salute) – A 46 anni dall'entrata in vigore della legge 194, da una recente indagine effettuata da Swg per l'Associazione Luca Coscioni, emerge che il 75% del campione intervistato è favorevole all'aborto. Di questi, la quasi totalità (il 90%) ritiene che la legge attualmente in vigore sia da migliorare. In particolare, il 55% considera importante garantire l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza (Ivg) farmacologica, permettendo l'autosomministrazione del secondo farmaco, il misoprostolo, a domicilio, come avviene nel resto del mondo, evitando dunque il ricovero.
Sono trascorsi ormai 15 anni dall'introduzione della procedura farmacologica, evidenziano dall'associazione, e "l'effettiva possibilità di accedervi è ancora negata o incerta per molte donne", si legge in una nota. Nonostante le linee di indirizzo emanate dal ministero della Salute nel 2020 prevedano il regime ambulatoriale, con autosomministrazione a domicilio del misoprostolo, l'aborto farmacologico è, in diverse Regioni, ancora effettuato in regime di day hospital o addirittura in regime di ricovero.
"I risultati del sondaggio – evidenzia Filomena Gallo, avvocata e segretaria nazionale dell'Associazione Luca Coscioni, che domani terrà una conferenza stampa alla Camera in materia – rivelano che non solo la maggior parte degli italiani si conferma a favore della possibilità di abortire, ma anche che c'è una crescente consapevolezza da parte dell'opinione pubblica sull'esigenza di migliorare la legge 194, che in questi giorni compie 46 anni". Migliorare la legge 194, aggiunge, "significa prima di tutto rimuovere tutti quegli ostacoli che oggi ancora troppe donne si trovano ad affrontare. L'aborto farmacologico, per esempio, rappresenta ancora un'incertezza e sappiamo che in molte regioni è ancora effettuato in day hospital o addirittura in regime di ricovero. Chiediamo dunque al ministro della Salute Orazio Schillaci e a tutte le Regioni un intervento urgente per garantire la piena accessibilità della procedura farmacologica dell'interruzione volontaria di gravidanza per tutte le donne, indipendentemente dalla loro regione di residenza, e l'appropriatezza delle procedure sanitarie per l’Ivg".