A Roma si è svolto un corteo a sostegno della Palestina, dove ci sono stati scontri tra le forze dell'ordine e i partecipanti. Risultano feriti 24 poliziotti e una giovane donna - AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE.

A Roma, si è svolta una manifestazione a favore della Palestina, ma ci sono stati violenti scontri tra i manifestanti e la polizia. Durante gli eventi, 24 agenti e una giovane sono rimasti feriti. I manifestanti hanno lanciato bottiglie e petardi, mentre le forze dell'ordine hanno utilizzato lacrim...

A Roma, si è svolta una manifestazione a favore della Palestina, ma ci sono stati violenti scontri tra i manifestanti e la polizia.

Durante gli eventi, 24 agenti e una giovane sono rimasti feriti. I manifestanti hanno lanciato bottiglie e petardi, mentre le forze dell’ordine hanno utilizzato lacrimogeni e idranti per disperdere la folla. Con circa 5.000 partecipanti, la piazza è stata fortemente sorvegliata.

La tensione è aumentata, con molti manifestanti travisati e cori contro leader politici come Meloni e Netanyahu. Si è appreso che 20 dei feriti appartengono alla Polizia di Stato e 4 alla Guardia di Finanza.

Sono stati emessi 38 divieti di espatrio per persone giunte da varie città italiane, tra cui Varese e Napoli.

Dopo i disordini in piazzale Ostiense, alcune persone sono state fermate e la loro posizione è attualmente sotto esame da parte delle autorità. Le forze di polizia, equipaggiate per il controllo delle sommosse, sono presenti anche in piazzale dei Partigiani, dove il corteo si è spostato. I manifestanti gridano “Via la polizia” mentre un elicottero sorvola la zona.

Dopo gli scontri in piazzale Ostiense, un gruppo di manifestanti si è riunito e ha dato vita a un corteo spontaneo. Ora, percorrendo viale Marco Polo, si alza il grido “Vogliamo Gaza libera”.

Durante la manifestazione a favore della Palestina, una giovane è stata ferita alla testa e giace a terra. Le forze dell’ordine, equipaggiate per il controllo delle proteste, sono state targettizzate da lancio di bottiglie e petardi, operato da alcuni manifestanti con il volto coperto.

Inoltre, un palo della segnaletica è stato scagliato contro le forze di polizia che sorvegliano l’area. Mentre la maggioranza dei manifestanti si ritira, un gruppo di incappucciati continua a lanciare oggetti, tra cui lacrimogeni, provocando la risposta delle autorità con un uso simile di gas lacrimogeni.

Durante il corteo, insieme alle diverse bandiere palestinesi, appare anche quella di Hezbollah, in compagnia di quella libanese. Il vessillo giallo di Hezbollah, esposto accanto a un gruppo di sostenitori libanesi, presenta un versetto del Corano, accompagnato da un’immagine stilizzata di una mano che impugna un fucile d’assalto.

I manifestanti intonano coros come “Resistenza fino alla vittoria”.

Nonostante il divieto, ci siamo mobilitati in piazza perché sentiamo un obbligo storico. Richiediamo l’interruzione dei bombardamenti. L’Italia deve avere una posizione chiara. È stata confusa la natura di questo corteo. Ci è stato detto che si trattava di una celebrazione di Hamas, ma siamo qui per ricordare le nostre vittime, i morti palestinesi. Le uniche celebrazioni che avvengono in Italia sono quelle degli alleati di Israele e dell’industria militare italiana”, ha dichiarato uno dei rappresentanti dell’Unione democratica arabo palestinese tramite il megafono.

“Il divieto non è stato imposto per mantenere la pace, bensì per sostenere la guerra. Avremmo potuto essere molti di più se questo non fosse uno Stato di polizia, un regime fascista”, ha aggiunto un’attivista dei giovani palestinesi. Dalla piazza si è levato il coro contro le forze dell’ordine, gridando ‘vergogna’. Alla manifestazione hanno partecipato, oltre ai palestinesi, anche i membri di ‘Osa’, ‘Potere al Popolo’ e ‘Usb’, che hanno raggiunto piazzale Ostiense.

In piazza sventolavano anche le bandiere della rete della conoscenza e dei comunisti. I partecipanti hanno raggiunto quota 5mila alla manifestazione per la Palestina, nonostante il divieto della Questura. “L’Italia deve fermare l’invio e la vendita di armi a Israele”, ha esclamato un attivista al megafono. “Il genocidio a Gaza deve finire subito”. Hanno lanciato cori anche contro il presidente statunitense Joe Biden.

A Roma, in piazzale Ostiense, i manifestanti si stanno radunando per esprimere le loro posizioni, nonostante il divieto emanato dalla questura.

Tra i cori si sentono frasi come “Palestina libera” e “Israele criminale”, mentre l’area è fortemente presidiata. Un elicottero sorvola la zona, mentre agenti in tenuta antisommossa e con idranti controllano tutti gli accessi, richiedendo documenti a chi desidera entrare. Le manifestazioni includono slogan rivolti contro le autorità italiane e il leader di Israele.

In risposta a questo corteo pro Palestina, vietato dalle autorità, sono stati attivati numerosi dispositivi di sicurezza nella capitale.

Risultano già 1.600 le persone sottoposte a controlli, di cui 19 sono state condotte in questura per chiarire la loro situazione legale e valutare l’eventuale espulsione. Le forze dell’ordine stanno operando anche ai caselli autostradali e nelle stazioni, mirando a prevenire l’ingresso di potenziali elementi violenti tra i partecipanti, che includono manifestanti provenienti da diverse località. Finora, non si segnalano particolari problemi.

I controlli, quindi, si intensificano a Roma per garantire la sicurezza in vista della manifestazione non autorizzata, che coincide con l’approssimarsi dell’anniversario dell’attacco di Hamas, avvenuto il 7 ottobre dello scorso anno.

Nel pomeriggio di venerdì, è stato elaborato un piano di sicurezza durante un incontro tecnico tenutosi in Questura, il primo guidato dal nuovo questore Roberto Massucci. Tra le strategie previste ci sono controlli alle stazioni ferroviarie e ai caselli autostradali per fermare i pullman dei manifestanti in arrivo da altre città, oltre a un sistema di protezione a cerchi concentrici che diventeranno progressivamente più restrittivi intorno all’area di piazzale Ostiense.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha dichiarato che la manifestazione è considerata ‘illegale’, ma ha promesso che verrà ‘gestita con equilibrio dalle forze di polizia, in cui ripongo la mia piena fiducia’.

Nel frattempo, la decisione di fermare il corteo ha generato divisioni all’interno del ‘mondo’ palestinese, unendo estrema sinistra ed estrema destra che hanno espresso supporto per la mobilitazione. L’Unione democratica arabo-palestinese e i Giovani Palestinesi hanno comunicato la loro intenzione di essere comunque presenti in piazza, mentre la Comunità palestinese ha deciso di fissare una nuova data per una manifestazione il 12 ottobre.

In queste ultime ore, diverse realtà continuano a unirsi alla manifestazione, inclusi i gruppi studenteschi. Sul profilo social del collettivo del rinomato liceo Virgilio di Roma è stato condiviso un video che mostra un banner recante la scritta “Israele Stato terrorista”, accompagnato da un’immagine di Netanyahu con la stella di David in fiamme, tutto nel cortile della scuola. Anche Potere al Popolo parteciperà all’evento, promettendo un “grande corteo” come risposta a un “meccanismo di repressione pericoloso”.

Sostegno giunge anche dalla destra radicale, con Forza Nuova che definisce la manifestazione “doppia legittima” e denuncia una “campagna di criminalizzazione e censura nei confronti dell’antisionismo”. Il Movimento 5 Stelle critica il divieto: il capogruppo alla Camera, Francesco Silvestri, afferma che il governo sta generando le condizioni che favoriscono lo scontro anziché prevenirlo. La parlamentare pentastellata Stefania Ascari aggiunge che “vietare le manifestazioni è sempre errato e rappresenta un brutto segnale”.

Questa mobilitazione si estenderà oltre Roma: a Cagliari, si manifesterà contro il ddl Sicurezza e per rivendicare il diritto “di manifestare liberamente a sostegno del popolo palestinese”.

Ieri, in Italia, è avvenuto un arresto legato all’apologia del terrorismo. Un ventiduenne egiziano, preso in custodia dalla Digos di Brescia e Bergamo, è al centro della vicenda. Il giovane, molto attivo online, avrebbe diffuso contenuti favorevoli allo Stato Islamico. Le autorità credono che lavorasse in una pizzeria e avesse intenzioni violente nei confronti dei cristiani, considerati infedeli, con un obiettivo specifico: una chiesa situata nel centro di Bergamo.

Nel frattempo, a Torino, un giovane tunisino è stato identificato dalla Digos e allontanato dal Paese. Gli investigatori hanno scoperto che, tramite i social network, intratteneva contatti con tre connazionali associati all’Isis.