> > A Roma in mostra l'arte visionaria dell'artista belga Jan Fabre

A Roma in mostra l'arte visionaria dell'artista belga Jan Fabre

Roma, 6 feb. (askanews) – Fino al primo marzo in mostra a Roma l’arte visionaria di Jan Fabre, l’artista di Anversa tra i più grandi innovatori della scena contemporanea: alla Galleria Mucciaccia si potranno ammirare, per la prima volta in Italia, due recenti capitoli della sua produzione: “Songs of the Canaries (A Tribute to Emiel Fabre and Robert Stroud)” e “Songs of the Gypsies (A Tribute to Django Reinhardt and Django Gennaro Fabre”).

Le opere esposte, in un gioco di materiali, tra marmo di Carrara, colori a matita e tempera e lo scurissimo Vantablack, vogliono esplorare temi esistenziali, spirituali e scientifici sempre in bilico tra contemporaneità e intimismo. Il primo capitolo “Songs of the Canaries” è un tributo alla fragilità della vita e all’inseguimento dei sogni, con canarini appollaiati in cima a cervelli umani, apparentemente a studiare i meccanismi della mente.

La scultura monumentale “The Man Who Measures His Own Planet” è su una scala, con le braccia tese come a voler misurare l’immensità del cielo. Il suo volto, ha spiegato l’artista, è quello di suo fratello morto; così come nel secondo capitolo della mostra, “Songs of the Gypsies” si mescolano il jazz e l’arte con la sua vita personale, in un omaggio al figlio chiamato Django Gennaro, come il nome del grande chitarrista jazz.

“Django è stato ispirato dalla musica di Django Reinhardt. È stato chiamato così perché mio padre era un grande fan di Django Reinhardt, il chitarrista belga. Spesso dipingo con Django e lui riesce a creare dipinti che io non potrei mai realizzare”.

Un’arte, quella del belga Fabre, piena di rimandi e connessioni: “Credo che la mia arte sia anti-cinismo – dice – c’è tanto cinismo nel mondo culturale e politico. La mia arte rifiuta il cinismo. Si tratta di trascendere e di credere alla forza della bellezza, alla forza della vulnerabilità. La bellezza ha un potere incredibile. E anche l’arte. Se togliete l’arte e la bellezza da una società, questa si ucciderà da sola.

Una società sana ha bisogno di molti artisti, di molta bellezza”. La mostra è a cura di Dimitri Ozerkov, con contributi di Giacinto Di Pietrantonio, Melania Rossi e Floriana Conte.