All’inizio dell’età imperiale Augusto stabilì che le ragazze romane potessero sposarsi a 12 anni, i maschi a 14.
Data l’età particolarmente giovane dei contraenti, è ovvio che il matrimonio fosse, all’epoca, più un affare tra famiglie che un patto d’amore tra due persone; le unioni venivano decise dai genitori in base a calcoli economici e di opportunità varie, i sentimenti tra i futuri sposi erano del tutto secondari.
Altra tendenza tipicamente romana, era quella dei padri di scegliere come marito della figlia un proprio amico, considerato più affidabile (o più conveniente); Augusto stesso dette in sposa sua figlia Giulia ad Agrippa, Giulio Cesare aveva favorito le nozze tra sua figlia, anch’essa di nome Giulia, e Cneo Pompeo.
Pertanto non era affatto raro, che a Roma, intercorressero anche più di 30 anni di differenza fra marito e moglie.