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Sparatoria Texas, Air Force non ha informato sul killer

Sparatoria Texas

L'Air Force non ha informato l'Fbi sulla condanna per violenze domestiche nei confronti di Devin Kelley, responsabile della sparatoria in Texas.

L’Air Force non ha informato l’Fbi sulla condanna per violenze domestiche che era stata emessa nei confronti di Devin Kelley, colui che è stato considerato come responsabile della sparatoria Texas. Kelley in una parrocchia texana ha infatti commesso una vera e propria strage, uccidendo almeno ventisei persone e ferendone altre ventiquattro (di cui dieci in maniera grave). Il killer doveva essere inserito all’interno di una banca dati federale. Cosa che però non è accaduta. Per questo motivo, l’uomo è riuscito a superare senza problemi i controlli preventivi, riuscendo ad acquistare diverse armi da fuoco.

Sparatoria Texas

L’Fbi non è stata informata dall’Air Force sulla condanna che era stata emessa nei confronti di Devin Kelley, il responsabile della sparatoria Texas.

Nel corso di questa sparatoria, Kelley ha commesso una vera e propria strage, uccidendo in tutto almeno ventisei persone in una parrocchia texana. L’uomo però in passato era stato condannato per violenze domestiche da una corte marziale e per questo motivo sarebbe dovuto essere inserito all’interno di una banca dati federale (il National Criminal Information Center).

Ma ciò non è avvenuto. Proprio per questo l’uomo è riuscito a superare i controlli preventivi, acquistando in questo modo diverse armi da fuoco. Tra cui anche quella che poi è stata utilizzata per compiere la strage.

Una omissione che è stata fatale e sulla quale ora pesano i ventisei morti, tra cui dodici bambini, della sparatoria Texas.

Secondo quanto raccolto dagli investigatori, a scatenare la follia omicida di Kelley non sarebbe stato l’odio di natura religiosa o razziale. In realtà, dietro a questa strage si potrebbero nascondere dei problemi di tipo familiare. In precedenza, infatti, l’uomo aveva scritto un sms di minacce nei confronti della suocera.

Se fosse confermato, il movente si potrebbe ricondurre alle stesse cause che nel 2012 portarono Kelley di fronte alla corte marziale, che lo condannò ad una detenzione di dodici mesi.

Adesso, assieme al Pentagono, l’Air Force ha iniziato una indagine per verificare eventuali altri casi in cui condanne per violenze non siano state segnalate correttamente. Nel frattempo, è stata avviata anche una seconda indagine per stabilire come il caso Kelley sia stato gestito all’interno dell’Air Force.

Le parole di Trump

Sia il Presidente americano, Donald Trump, che il governatore Gregg Abbott, avevano fin da subito portato avanti la tesi secondo la quale tra le cause della strage in Texas non c’era la diffusione di armi.

In particolare, Trump, durante la sua visita in Giappone, aveva sostenuto che era stata una fortuna il fatto che qualcun altro avesse a disposizione un’altra arma con cui sparare in direzione opposta rispetto a quella del killer. In caso contrario, ha poi continuato Trump, il bilancio delle vittime e dei feriti sarebbe potuto anche essere più grave di quello che è stato.

Ora l’autopsia ha confermato che i colpi di arma da fuoco che sono stati esplosi da uno dei sopravvissuti hanno colpito Kelley al torso e alla gamba.

Fatale per il killer, però, sarebbe stato un terzo proiettile. Un colpo che si è sparato lo stesso Kelley alla testa.